L'industria automobilistica europea si prepara ad affrontare un 2025 ricco di sfide, tra regolamentazione ambientale stringente, competizione globale e incertezza geopolitica. La capacità di adattamento e innovazione sarà cruciale per garantire la sostenibilità e la competitività del settore. Il report di Scope Ratings evidenzia l'impatto di queste sfide sulla redditività e la necessità di strategie innovative per affrontare il mercato cinese e la pressione normativa dell'UE.
Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per l'industria automobilistica europea. Tra la regolamentazione sempre più stringente sulle emissioni di CO2, con il rischio di sanzioni miliardarie, una concorrenza globale feroce e l'incertezza geopolitica, la capacità dei produttori di adattarsi rapidamente sarà determinante per garantire sostenibilità e competitività.
L'industria automobilistica europea affronta il 2025 di fronte a un mix di sfide cicliche e strutturali che mettono alla prova la sua resilienza e competitività. La domanda interna ancora debole e un mercato cinese iper competitivo, dominato da produttori locali di veicoli elettrici più convenienti e avanzati tecnologicamente, contribuiranno alla contrazione dei margini. Lo sostengono gli analisti di Scope Ratings, Gennadij Kremer e Lucas Nathan Pozza Pessoa, in un report sul settore. Le prospettive a breve termine rimangono gestibili grazie alle solide posizioni di cassa accumulate negli anni che hanno seguito la crisi del Covid. «Gli utili operativi dei produttori europei seguiti da Scope - si legge nel report - si sono ridotti fino a 6,5 punti percentuali nei nove mesi fino a fine settembre 2024 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un calo complessivo di circa 1 milione di unità vendute. I produttori hanno compensato solo in parte il calo dei ricavi e la compressione dei margini con aumenti di prezzo e vendite di modelli più costosi». Il mix di investimenti crescenti, vendite deboli e profittabilità in calo rischia però di intaccare le riserve finanziarie e mettere sotto pressione i bilanci, nel medio termine. Scope Ratings conferma, inoltre, che i maggiori dazi annunciati da Donald Trump potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. In questo scenario, sarà fondamentale per i costruttori europei, secondo il report, rafforzare la resilienza attraverso una maggiore integrazione verticale (sul modello cinese, BYD in testa), investimenti mirati in tecnologie avanzate e una strategia industriale coordinata a livello europeo. In sintesi, il 2025 sarà un banco di prova decisivo per l'industria continentale dell'auto, stretta fra transizione ecologica e corsa per ritrovare competitività. Gennadij Kremer e Lucas Nathan Pozza Pessoa, quali strategie possono adottare i produttori europei (in particolare i tedeschi) per affrontare due dei rischi più critici a breve e medio termine: le difficoltà conclamate nel mercato cinese e la pressione normativa dell'Ue sulle emissioni di CO2? GK: In Cina, la domanda di veicoli elettrici (EV) è ancora buona, ma il calo delle quote di mercato per le case europee è legato sia alla concorrenza dei prodotti locali, più economici, sia al rallentamento economico generale. Per evitare ulteriori perdite, i produttori europei dovranno offrire veicoli elettrici più accessibili, anche nel segmento medio-basso, una strategia che però non tutti sono disposti a seguire. Le case premium come Mercedes-Benz preferiranno mantenere il focus sulla redditività piuttosto che sulla quota di mercato. Sul fronte delle emissioni, alcune aziende potrebbero ricorrere all’acquisto di crediti di carbonio per evitare multe pesanti, anche se ciò ridurrebbe ulteriormente i margini di profitto. LNPP: Un’altra via è investire in partnership locali e nella produzione direttamente in Cina, magari sviluppando veicoli più personalizzati, progettati per il consumatore cinese. Per quanto riguarda la normativa Ue, è cruciale diversificare l’offerta di EV e accelerare lo sviluppo tecnologico, anche attraverso collaborazioni con le autorità locali per espandere la rete delle infrastrutture di ricarica. Quanta autonomia resta ai grandi produttori per sostenere la spesa in R&D e gestire un possibile calo di redditività? GK: Non è chiaro quanto profonda e quanto lunga sarà la crisi del settore automobilistico. Non crediamo che la spesa per la ricerca e sviluppo (R&S) sarà tagliata in modo significativo, perché gli investimenti sono importanti per mantenere la competitività e i programmi attuali semplicemente non possono essere interrotti. Nell’importante mercato cinese, che rappresenta il 30-40% delle vendite, i consumatori chiedono più veicoli elettrici. Per alcuni produttori europei è necessario sviluppare ulteriormente il portafoglio. Va notato che prevediamo un free operating cashflow* positivo, anche se in calo. E con l’attuale posizione di cassa, i programmi di R&S possono essere finanziati per un po’ di tempo, anche con profitti in calo. La diminuzione degli utili si tradurrà in una minore distribuzione agli azionisti. Questo permetterà alle aziende di trattenere più liquidità. In una situazione economica difficile, la riduzione dei costi è sempre stata la prima scelta per proteggere la redditività e questo è ciò che stanno facendo ora le case automobilistiche
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