Dopo un periodo di eccitazione e investimenti massicci, il metaverso si è rivelato un progetto poco concreto. Ora le aziende come Meta e Apple puntano sulla realtà mista, un mix di realtà virtuale e aumentata che offre un futuro più realistico e pragmatico.
Nonostante decine di miliardi di dollari di investimenti, del mondo virtuale immaginato da Mark Zuckerberg è rimasto poco, e ora si punta sulla «realtà mista»\Nell’ottobre del 2021 Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, annunciò che il gruppo di cui faceva parte l’azienda (insieme a Instagram, WhatsApp e altre società) si sarebbe chiamato Meta .
Il nuovo nome era un diretto riferimento al, o metaverso, una tecnologia immersiva, simile a un mondo in realtà virtuale visitabile dagli utenti, che avrebbe dovuto sostituire il web per come lo conosciamo. In realtà Facebook aveva cominciato a investire nel settore già nel 2014, quando acquisì Oculus, azienda sviluppatrice di visori per la realtà virtuale.circa 46 miliardi di dollari in questo progetto, il metaverso non è diventato una tecnologia di utilizzo quotidiano e, anzi, a partire dal 2023, l’entusiasmo e le aspettative sul suo conto (il cosiddetto) sono stati sostituiti da quelli per le intelligenze artificiali generative. I limiti incontrati dal metaverso di Meta erano soprattutto di natura tecnologica ed economica: sviluppare una realtà virtuale realistica è estremamente costoso e ha bisogno di tecnologie molto potenti, che non sono ancora disponibili sul mercato. Quanto ai dispositivi necessari per interagirci, sono spesso molto voluminosi e non garantiscono la migliore esperienza possibile. \Nel pieno dell’interesse di Meta per il settore, Zuckerberg presentò un futuro vicino in cui gli utenti avrebbero potuto muoversi in ambienti digitali, partecipare a riunioni, allenarsi e incontrare altre persone, senza mai lasciare il metaverso. Al centro della strategia dell’azienda c’eraTra il 2021 e il 2022 le discussioni sul metaverso si legarono all’interesse per criptovalute e altri servizi basati sulla blockchain, come gli NFT: dall’unione tra realtà virtuale e il settore crypto nacque il cosiddetto “”, una presunta nuova era di internet in cui gli utenti avrebbero potuto visitare ambienti virtuali e fare acquisti utilizzando criptovalute. Nel corso del 2022 il settore crypto entrò in una lunga crisi – che culminò con l’arresto di Sam Bankman-Fried, giovane imprenditore e fondatore del servizio FTX – e anche l’interesse nei confronti del Web3 scemò velocemente, portando con sé anche quello per il metaverso. I mesi successivi furono di grande difficoltà per Meta, che tanto aveva investito nella tecnologia, e ancora di più per le molte startup che avevano cercato di imporsi nel settore, e che non potevano contare sulle dimensioni del gruppo per resistere alla crisi del Web3 e del metaverso. Tra i principali errori commessi da Meta all’epoca ci fu sicuramente essersi concentrata sull’ambiente lavorativo: nelle dimostrazioni del metaverso, infatti, gli utenti venivano sempre mostrati mentre, indossando i loro visori, erano davanti al computer o partecipavano a videoriunioni a distanza. Per molto tempo mancò un’applicazione divertente di questa tecnologia, nonostante da sempre la realtà virtuale abbia un rapporto molto stretto con i videogiochi e l’attività fisica, ad esempio. Questa visione fredda e lavorativa del metaverso finì per essere rappresentata dall’ossessione di Meta per le gambe degli avatar degli utenti. Per molti mesi, infatti, gli utenti di Horizon World apparivano come busti, senza gambe, perché i visori tendono a tracciare i movimenti della parte superiore del corpo. Quando alla fine del 2022 la tecnologia di Meta progredì abbastanza da incorporare le gambe negli avatar, Zuckerberg loanche la confusione e la frustrazione di molti dipendenti del gruppo, che raccontarono di riferirsi internamente al progetto del metaverso con la sigla M.M.H., che stava per Make Mark Happy (“rendi Mark felice”). \Da allora Meta non ha smesso di investire nel metaverso, anche se è stata costretta a ricalibrare le proprie spese, in favore soprattutto delle intelligenze artificiali. Uno degli effetti di quel periodo speculativo è che oggi il termine “metaverso” è stato abbandonato, considerato ormai sinonimo di una tecnologia promettente ma poco concreta. La stessa Meta, nonostante il suo stesso nome, ha recentementeun post del suo blog aziendale al futuro del settore, nominando la «realtà mista» (come viene definito il suo mix con la cosiddetta realtà aumentata, meno immersiva di quella virtuale) prima del metaverso. Lo stesso ha fatto Apple, che lo scorso anno è entrata nel settore delle realtà mista con Apple Vision Pro, un visore che dopo un iniziale clamore mediatico non ha raggiunto il successo sperato, tanto che l’azienda ne hala produzione a pochi mesi dal lancio. Nell’evento di lancio di Vision Pro, infatti, Apple non nominò mai il termine “metaverso” ma preferì parlare di «», presentando quindi Vision Pro come uno strumento per il lavoro o l’intrattenimento. Non si tratta solo di marketing: l’abbandono del termine metaverso – anche da parte di Meta – rispecchia un cambiamento profond
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