Le startup di intelligenza artificiale hanno raccolto 131,5 miliardi di dollari nel 2024, con gli Stati Uniti che dominano la raccolta di fondi. L'analisi di Pitchbook evidenzia un'enorme crescita degli investimenti nel settore AI, spinta dal successo di aziende come Nvidia e OpenAI.
Le startup di intelligenza artificiale hanno raccolto 131,5 miliardi di dollari nel 2024. Sull’onda dei successi di Nvidia e OpenAI, la somma è cresciuta del 52% rispetto all’anno precedente e rappresenta oltre un terzo degli investimenti totali ottenuti dalle startup di tutto il mondo, secondo un’analisi pubblicata da Pitchbook, un fornitore di dati. Gli investitori sono insomma all’affannosa ricerca della prossima ChatGpt e la maggior parte di loro pensa di trovarla negli Stati Uniti.
Le startup di AI americane hanno infatti rastrellato 97 miliardi di dollari, un record che vale oltre il 74% della raccolta globale. Alle concorrenti europee sono andati invece «solo» 14 miliardi di euro, dato in crescita ma lontano dai massimi raggiunti nel 2021 e nel 2022. La sproporzione è figlia certo del ruolo centrale degli Stati Uniti nell’AI, ottenuto grazie al boom di OpenAI e ai monumentali piani di investimento in data center di big tech come Amazon, Google e Microsoft (280 miliardi attesi nel solo 2025). Ma il predominio delle startup americane nella raccolta è anche dovuto alla maggior sviluppo del mercato del venture capital statunitense che vale quasi quattro volte quello europeo (209 miliardi di dollari di investimenti contro 56,7 miliardi di euro). La capacità di attrarre capitali rappresenta un indubbio ed enorme vantaggio competitivo per le startup statunitensi nella corsa all’AI. Non è però sempre garanzia di migliori risultati perché deve accompagnarsi all’efficienza nella spesa delle risorse e, soprattutto, a un credibile percorso per raggiungere la profittabilità prima di esaurire tutti i capitali raccolti. Già in passato, del resto, la corsa a salire sul treno di una tendenza in ascesa ha spinto gli investitori a distribuire denaro a pioggia sulle startup di settore, salvo poi rendersi conto che poche avrebbero potuto rimanere sul mercato e generare utili: si pensi, per esempio, al food delivery
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