Alberto Trentini, arrestato in Venezuela: sospetta ritorsione del governo di Maduro

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Alberto Trentini, cooperante veneziano, è stato arrestato in Venezuela da 60 giorni senza formalizzazione di accuse. Si sospetta che la sua detenzione sia una ritorsione dell'autorità venezuelana contro l'Italia, che ha contestato il risultato delle elezioni presidenziali del 28 luglio. Le autorità venezuelane hanno espulso tre diplomatici italiani, francesi e olandesi accusandoli di interferire negli affari interni. L'Italia si prepara a rispondere con misure simili contro i diplomatici venezuelani presenti sul territorio italiano.

Chiuso il caso diplomatico che ha portato alla liberazione della giornalista romana Cecilia Sala, se ne apre un altro altrettanto delicato e di difficile soluzione.

Da esattamente 60 giorni Alberto Trentini, cooperante veneziano che si trovava in Venezuela per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità, è stato arrestato «senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione», fa sapere il suo legale, l’avvocatessa Alessandra Ballerini, la stessa che assiste i genitori di Giulio Regeni. L’ultimo messaggio WhatsApp alla compagna venezuelana è del 14 novembre 2024: «Sto per dimettermi dalla Ong». Il sospetto è che la detenzione del 45enne sia una ritorsione del governo di Nicolás Maduro contro quello italiano che, subito dopo le elezioni presidenziali venezuelane del 28 luglio scorso, aveva messo in dubbio il risultato con il quale l’ex sindacalista si era aggiudicato il terzo mandato scatenando il sospetto dei brogli. In particolare, il 2 agosto il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva dichiarato: «L’Italia è a fianco del popolo venezuelano», sottolineando «l’urgenza di rispettare il voto democratico, calpestato dalle numerose manipolazioni». Il nostro Paese - insieme a Francia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Portogallo e Polonia - il 4 agosto aveva chiesto «alle autorità venezuelane di pubblicare tutti i registri di voto per garantire piena trasparenza e integrità del processo elettorale». Alberto Trentini arrestato in Venezuela e scomparso da due mesi. La famiglia: «Il governo intervenga». Caracas impone restrizioni a diplomatici italiani\RESTRIZIONI DIPLOMATICHE Il sospetto che l’arresto di Trentini sia una ritorsione trova ancor più sostanza dalla mossa con cui ieri Maduro ha deciso di espellere tre diplomatici accreditati in Venezuela dall’ambasciata italiana, francese e olandese: dovranno lasciare il paese entro 48 ore. La decisione è «in risposta alla condotta ostile dei governi del Regno dei Paesi Bassi, della Francia e dell'Italia, caratterizzata dal sostegno a gruppi estremisti (dell’opposizione, ndr) e dall'ingerenza negli affari interni», ha affermato il ministro degli Esteri venezuelano Yván Gil in una dichiarazione sul suo account Telegram. Mentre i tre diplomatici che restano devono «avere un'autorizzazione scritta del nostro ministero degli Esteri per viaggiare a più di 40 chilometri da Plaza Bolívar a Caracas». Ciò significa che non potranno lasciare la grande area metropolitana della città senza autorizzazione. A questo punto, come risposta, oggi l’Italia dovrebbe prendere simili provvedimenti contro i diplomatici venezuelani presenti sul nostro territorio. Il 10 gennaio, dopo l’insediamento del presidente Maduro con una cerimonia blindata, frontiere chiuse e missili schierati (definito un “colpo di Stato” dall’opposizione che rivendica la vittoria di Edmundo Gonzalez Urrutia), la premier Giorgia Meloni aveva commentato così: «Le notizie che arrivano dal Venezuela rappresentano un altro inaccettabile atto della repressione del regime di Maduro, di cui non riconosciamo la proclamata vittoria elettorale. Intendiamo continuare a lavorare per una transizione democratica e pacifica». \PRESUNTO SPIONAGGIO Trentini il 17 ottobre 2024 era arrivato in Venezuela per una missione con la Ong Humanity e Inclusion per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità. Il 15 novembre, mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito, è stato fermato a un posto di blocco, insieme all'autista della Ong. «Sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, ci risulta “prigioniero” in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione - si legge in una nota del suo legale - Nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità venezuelana né italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Nessuno è riuscito a vederlo. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi». L’Ambasciata d’Italia e il Consolato generale a Caracas hanno chiesto alle autorità venezuelane «con urgenza» che sia garantito l’esercizio dell’assistenza consolare e che vengano comunicati quanto prima i motivi dell’arresto e il luogo di detenzione. In 3 dicembre è stata convocata alla Farnesina l’Incarica d’Affari ad interim del Venezuela. Ad aumentare la preoccupazione c’è anche il fatto che Trentini, per festeggiare il compleanno della compagna, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 è stato in Colombia, la cui frontiera con il Venezuela è stata chiusa da Maduro durante il suo insediamento. Non solo: un suo collega che lavora per Danish Refugee Council, è recluso sempre per presunto spionaggio. Dunque le autorità potrebbero ritenere il veneziano «collegato» a quest’ultimo

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