Debito buono contro debito cattivo, come li aveva definiti Mario Draghi. O, per meglio dire, libertà individuale contro diritti, spesso arbitrariamente definiti
. Questa è la cifra del confronto programmatico che vede contrapposti il centrodestra da una parte e l'asse Pd-M5s dall'altra. «Asse» non è un termine errato poiché i due progetti-Paese coincidono per molti versi: dalla progressività della tassazione, all'erogazione di bonus e sussidi, dalla prevalenza del pubblico sul privato alla cannabis libera.
Ma è in tema economico che i due programmi hanno notevoli punti di contatto. Il partito di Enrico Letta è sicuramente più aggressivo e sin dall'introduzione promette guerra alla flat tax liquidata con un «avvantaggia solo i redditi più alti e sottrae risorse per il welfare». Si comprende da subito che il leitmotiv è la «redistribuzione».
Sì, il Pd non ama la libertà, non ama il fatto che qualcuno abbia potuto accumulare ricchezze lavorando sodo. Lo Stato deve livellare queste disparità e deve garantire tutto a tutti. Cioè, alcuni devono campare sulle spalle di tutti gli altri. Almeno il Movimento di Giuseppe Conte nel suo programma lo scrive apertamente: «Passare da un sistema corporativo fondato sui privilegi e sulle rendite a un sistema che offra a tutte e tutti le stesse opportunità».
Lo fa anche il Partito democratico che vuole aumentare gli stipendi netti fino a una mensilità in più con il taglio del cuneo fiscale e contributivo . In questo caso, si dice dove saranno prese le risorse: potenziando il contrasto all'evasione fiscale, cioè aumentando a dismisura il potere di quel Grande Fratello fiscale che può spiare le vite di ognuno di noi. L'esatto contrario della proposta del centrodestra.