Una banda di narcotrafficanti italo-albanese è stata sgominata a Reggio Emilia e Bibbiano. L'operazione, condotta dalla procura antimafia di Bologna, ha portato all'esecuzione di 15 misure cautelari, di cui 13 in carcere. Tra gli arrestati, Daniele Gatta, 40enne di Marino, indagato per aver cofinanziato l'acquisto di una partita di cocaina importata dall'Ecuador. Le indagini hanno rivelato un'organizzazione che lavorava con intermediari kosovari e che vendeva cocaina anche ad esponenti di 'Ndrangheta e della criminalità romana.
A Reggio Emilia 'c'è tutto quello di cui si ha bisogno'. Lo diceva in una conversazione intercettata uno dei membri della banda di narcos italo-albanese sgominata oggi da un'operazione congiunta di polizia e guardia di finanza coordinata dalla procura antimafia di Bologna . Droga sempre pronta, cocaina in primis, che veniva comprata anche da esponenti delle cosche di 'Ndrangheta e della criminalità romana, tra loro anche Daniele Gatta, 40enne nato a Marino, e genero di.
A Gatta viene contestato di aver cofinanziato l'acquisto di una partita di cocaina che si tentò di importare dall'Ecuador nel 2021. In totale sono state 15 le misure cautelari, di cui 13 in carcere, tra cui anche Gatta, e due ai domiciliari. Indagini corpose che proseguiranno anche nei prossimi mesi. Secondo quanto emerso Gatta, insieme ad altri sodali, avrebbe messo sul piatto tra i 50 e i 54 mila euro a un intermediario kosovaro che dall'estero coordinava una operazione di importazione di cocaina. Il gruppo, secondo l'accusa, aveva anche organizzato nei dettagli le modalità del ritiro della merce che, giunta in provincia di Bergamo, sarebbe infine stata trasferita nel reggiano prima e poi ai rispettivi broker. Le indagini, tra aprile e giugno 2021, hanno ricostruito le fasi di importazione della droga, le fasi preparatorie dell'operazione, gli accordi per la suddivisione delle quantità di droga e delle spese e infine il trasferimento del denaro all'intermediario estero. La banda di narcos che aveva base a Reggio Emilia e Bibbiano faceva arrivare la cocaina dall'Ecuador, passando per il porto di Rotterdam. 'Ora vedo di farla arrivare a Roma', diceva uno dei broker della droga intercettato. Ad aprile di quell'anno una joint-venture di broker si mette al lavoro. Tra questi c'era anche Daniele Gatta. La partita, in origine preventivata per 4 chilogrammi, ha poi raggiunto l'ammontare di 8 chilogrammi. Il passaggio era chiaro: l'arrivo al porto di Rotterdam, quindi il trasferimento con un furgone prima a Bruxelles e poi a Bergamo. Poi il trasporto in provincia di Reggio Emilia con un corriere italiano, soprannominato 'il Gufo'. La droga, una volta giunta a destinazione, è stata così suddivisa: 4 chili sono rimasti in Emilia e altri 4 divisi tra due albanesi e due italiani, tra cui il marito della. L'acquisto di quella partita di droga, secondo chi indaga, avrebbe dovuto costituire una sorta di prova in vista di altre e più ingenti forniture, ipotizzabili, secondo l'accusa, viste le disponibilità finanziarie di Gatta. Un affare, quindi, diviso in più trance. 'Ha 5 milioni di euro pronti. È il capo più grande di Roma che comanda tutto', dicevano di Gatta. Le indagini, però, si sono fermate prima, a quell'acquisto di 4 chili di droga, quello che secondo investigatori e inquirenti sarebbe stato il primo passo per una proficua collaborazione. Nella sua disponibilità, polizia e guardia di finanza, hanno sequestrato 500 mila euro di beni in orologi di lusso e diamanti. Gatta era stato ascoltato nel 2023 anche come testimone al processo per il delitto di 'Diabolik' ai magistrati aveva detto che Piscitelli aveva vari cellulari e che un giorno gli diede un telefono criptato per chiamarlo, ma che lo avrebbe usato per poco tempo e dopo il suo omicidio l'avrebbe buttato nel Tevere
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