Venerdì il Consiglio dei Ministri ha deciso di non sciogliere il Comune di Bari per infiltrazioni mafiose. La decisione arriva dopo un'indagine avviata dal Ministero dell'Interno nel marzo 2024.
Venerdì il Consiglio dei ministri ha stabilito di non sciogliere il comune di Bari per infiltrazioni mafiose: secondo la legge domenica sarà l'ultimo giorno disponibile per farlo, e fino alla prossima settimana non sono in programma altre riunioni dei ministri. Lo scioglimento del comune di Bari per mafia era stato ipotizzato dal ministero dell’Interno nel marzo del 2024.
Alla notizia erano: l’allora sindaco Antonio Decaro, esponente del Partito Democratico, accusò la destra e il ministro Matteo Piantedosi di voler interferire sulle elezioni comunali in programma a giugno. Decaro e il centrosinistra organizzaronofatti per due indagini giudiziarie portate avanti dalla procura: la prima riguarda le attività della criminalità organizzata in città, in particolare gli affari illeciti del clan Parisi nel quartiere Japigia; la seconda invece le presunte infiltrazioni mafiose nella Amtab, la società dei trasporti controllata dal comune, posta dal tribunale di Bari. Fu il prefetto di Bari Francesco Russo a chiedere al ministero dell’Interno di avviare un’indagine sul comune. Russo fu spinto soprattutto dall’indagine sull’Amtab, che coinvolge tre esponenti del clan Parisi – Tommaso Lovreglio, Massimo Parisi e Michele De Tullio – tutti dipendenti dell’azienda, e arrestati per associazione mafiosa ed estorsione. I tre sono accusati di aver fatto pressioni e minacce contro Giovanni Del Core, responsabile Area soste dell’azienda, per far assumere con contratti a tempo indeterminato cinque persone legate al clan. Secondo l’accusa, Amtab non avrebbe gestito con trasparenza l’assunzione di personale per la gestione dei parcheggi a pagamento durante i grandi eventi che si svolgono in città: Del Core avrebbe segnalato i profili su indicazione degli indagati. L’Amtab fu così commissariata dal tribunale di Bari su richiesta della procura. Il tribunale però precisò che l’azienda non era espressione diretta degli interessi del clan, come sostenevano i magistrati, ma che si era fatta condizionare dalle minacce. Nonostante questa premessa, il tribunale dispose comunque il commissariamento, in quanto la legge conosciuta come “Codice antimafia” lo prevede anche per il condizionamento indiretto, e non solo nei casi in cui le infiltrazioni criminali sono dirette.L’amministrazione giudiziaria dopo la riorganizzazione che ha permesso all’azienda di «eliminare ogni possibile rischio di contiguità con gli ambienti criminali». L’altra indagine invece era stata aperta per voto di scambio: tra le persone arrestate c’era Maria Carmen Lorusso, eletta consigliera nel 2019 in una lista di centrodestra che sosteneva il candidato sindaco di Forza Italia, Pasquale Di Rella, nettamente sconfitto da Decaro. Nel maggio del 2021, poi, Lorusso era passata in maggioranza, aderendo al gruppo “Sud al Centro”. Anche Giacomo Olivieri, marito di Lorusso, ha un ruolo importante nell’indagine: è accusato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari di avere pagato decine di migliaia di euro ai clan mafiosi di Bari (Parisi, Strisciuglio e Montani) per garantire i voti necessari all’elezione della moglie in Consiglio comunale nel 2019.A luglio. Alla fine di ottobre Lorusso è tornata in libertà dopo 8 mesi agli arresti domiciliari, mentre il marito è ancora in carcere: la procura10mila pagine di documenti e svolto 30 audizioni con amministratori e dirigenti pubblici. A novembre il prefetto ha consegnato la relazione della commissione al ministro Piantedosi: le indagini non avrebbero evidenziato forme di condizionamento. Secondo i giornali locali comunque il ministero commissarierà almeno due società partecipate e probabilmente sanzionerà alcuni dipendenti pubblici senza però appunto sciogliere il comune, che dallo scorso giugno è guidato da Vito Leccese, esponente del Partito Democratico
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