Joe Biden ha dovuto annullare il suo viaggio in Italia a causa degli incendi devastanti in California. Il presidente ha deciso di rimanere negli Stati Uniti per coordinare la lotta contro le fiamme e rispondere alle critiche di Donald Trump.
Joe Biden teneva molto a questo suo ultimo viaggio internazionale da presidente: l’incontro con le autorità italiane, il presidente Mattarella e la premier Meloni, ma soprattutto papa Francesco.
Sentiva molto il commiato dal Pontefice che gli aveva chiesto clemenza a tutela della vita e al quale aveva risposto a Natale commutando in ergastoli la pena capitale di quasi tutti i detenuti che sono nel «braccio della morte» dei penitenziari federali: lui, secondo presidente di religione cattolica della storia americana dopo John Kennedy. E teneva molto anche all’incontro finale, tenuto riservato fino all’ultimo momento, con Volodymyr Zelensky, da lui fortemente sostenuto nei tre anni trascorsi dall’invasione russa dell’Ucraina. Proprio ieri il varo dell’ultima tranche da mezzo miliardo di dollari di aiuti militari a Kiev del presidente democratico. Fra dieci giorni, con l’insediamento di Trump, le cose cambieranno. Nella notte di giovedì l’ambasciata americana di via Veneto vaniva informata del cambio di programma: mercoledì, mentre era a Santa Monica, a poche miglia dai devastanti incendi di Los Angeles, insieme al governatore della California, Gavin Newsom, Biden si è reso conto che la gravità di quella tragedia rendeva inopportuno il suo viaggio: meglio restare negli Stati Uniti a seguire — e, per quanto possibile, coordinare — la lotta contro le fiamme. Per questo Biden ha rinunciato al suo viaggio. È rientrato a Washington dove ha pronunciato l’orazione funebre al funerale di Stato dell’ex presidente Jimmy Carter, ma subito dopo, anziché imbarcarsi per il volo transatlantico, è tornato alla Casa Bianca per avere un rapporto aggiornato sulla situazione a Los Angeles. La tragedia dell’incendio ha innescato anche un corto circuito politico. E anche questo deve aver pesato sulla decisione di Biden. Da noi si tende a ragionare sulla vicenda Sala: il timore di essere costretto a parlare in pubblico delle contropartite per la sua liberazione, ma dal punto di vista dell’opinione pubblica americana questo caso, e anche quello dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedinim arrestato alla Malpensa su richiesta americana, pesano assai meno delle immagini infernali che arrivano dalla West Coast americana e dell’accusa feroce di Donald Trump che anche stavolta non ha perso l’occasione per sparare a zero sullo stesso Biden e sul governatore (democratico) della California, Gavin Newsom: «Incompetenti, incapaci, è colpa loro». Il neopresidente accusa il suo predecessore e Newsom di non aver sprecato la poca acqua della California che ora non è disponibile per spegnere gli incendi. In realtà i serbatoi erano pieni, ma a Palisades le riserve sono state ben presto esaurite davanti all’enorme estensione dell’incendio. Trump evita, poi, accuratamente di citare i problemi ambientali — aumento delle temperature, piogge ridotte quasi a zero da maggio, venti forti come quelli di uragani — all’origine della tragedia: global warming che Trump non si preoccupa di contenere e che, anzi, alimenterà con l’aumento dello sfruttamento dei giacimenti di combustibili fossili anche offshore e nelle riserve naturali. Ma per mezza America fa testo l’accusa di Trump. E per Biden c’è anche il fianco scoperto della sindaca di Los Angeles, Karen Bass: martedì, mentre l’intera cittadina di Palisades andava a fuoco, la Bass era in Ghana: è tornata in città ieri, accusata dai media della destra e da molti suoi cittadini di aver abbandonato la metropoli nell’ora più buia. Ma lei non era in Ghana in vacanza: era lì per presenziare all’insediamento del nuovo presidente come delegata ufficiale del governo Usa: una missione organizzata dalla Casa Bianca
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