Con un boom di iscrizioni, gli Istituti Tecnologici Superiori sbarcano ufficialmente nell'offerta scolastica italiana, raddoppiando il numero di scuole e dei percorsi formativi. Il nuovo modello, con un focus sull'internazionalizzazione, sul legame con il mondo del lavoro e sulla competenza specifica, promette di colmare il gap tra formazione e mercato, offrendo opportunità concrete ai giovani.
È la formula del futuro, lo strumento capace di incrociare domanda e offerta: l'alta formazione tecnico professionale e le esigenze del sistema produttivo italiano. Ora il 4+2, insomma la cifra distintiva degli ITS , sbanca al botteghino delle scuole tricolori. C'è stato infatti un boom di candidature e ora la Commissione ministeriale ha concluso lo screening.
Risultato: le scuole autorizzate a offrire il nuovo modello passano da 180 a 396, ovvero raddoppiano e pure qualcosa in più su tutto il territorio nazionale. E i percorsi salgono da 225 a 628, con un incremento impressionante del 210 per cento. Per ora il format è complementare rispetto a quello tradizionale che prevede un quinquennio, ma se il trend positivo dovesse proseguire, allora il nuovo potrebbe prendere il posto del vecchio, relegandolo in sordina. L'idea di fondo è proporre su questo versante un'istruzione e una formazione di serie A che non abbia nulla da invidiare ai licei e non sia solo un surrogato per chi ha già la testa in un'azienda. Gli ITS, ovvero Istituti Tecnologici Superiori, garantiscono dunque un potenziamento di materie cardine come l'Italiano, la matematica e l'inglese. Questo è il primo aspetto, non l'unico della riforma battezzata con lo scorso anno scolastico. Poi c'è altro, molto altro e il pubblico sembra attratto dai cambiamenti promessi: l'internazionalizzazione, il legame stretto con il mondo del lavoro, la possibilità di svolgere il biennio finale, parallelo all'università, già nella filiera in cui lo studente si è specializzato. Insomma, l'offerta si alza, privilegiando la qualità sulla quantità. E si prova a colmare la distanza che separa le aule dalle professioni. Al Ministero dell'Istruzione citano spesso un rapporto di Unioncamere che sgomenta: nel 2027 il 47 per cento delle figure professionali richieste dal mercato non sarà reperibile. Dunque, un disastro e il tentativo di ridurre il gap che rappresenta una palla al piede per la nostra economia. Siamo il Paese del Made in Italy ed è giunto il momento di alzare l'asticella della formazione professionale. Anche con investimenti importanti per laboratori e campus. In buona sostanza, un quarto circa degli istituti tecnico professionali ha fatto propria la svolta e la suggerisce ai ragazzi. Nel giro di pochi mesi i giovani trovano, nel 90 per cento dei casi, un'occupazione. Di più, un lavoro retribuito con stipendi superiori alla media. E oggi, con l'avvento degli ITS, sale anche la consapevolezza di chi si siede sui banchi senza complessi di inferiorità. Si corre insomma, per recuperare il tempo perduto, mentre cambia anche l'offerta formativa tra i 3 e i 14 anni, come ha svelato in anteprima il Giornale nell'intervista della scorsa settimana al ministro Beppe Valditara. Alle elementari ci si concentrerà sulla storia patria, alle medie tornerà il latino, scomparirà quell'ibrido chiamato geostoria, la musica uscirà dalla naftalina. Si accelera per svecchiare tutto il mondo della scuola. Ieri, primo giorno delle nuove iscrizioni, sulla piattaforma Unica si sono registrati ritardi, rallentamenti, attese anche di un'ora
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