Cara Michela, ho paura di aver fatto un passo sbagliato

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Cara Michela, ho paura di aver fatto un passo sbagliato
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Daniela racconta a Michela di un forte dubbio che la tormenta. Dopo aver trovato un nuovo amore, un'improvvisa telefonata con il suo ex ha risvegliato emozioni contrastanti e la confonde. Sentendosi divisa tra due storie, Daniela chiede a Michela di darle un nome a questa sensazione di angoscia e incertezza.

Cara Michela, ho paura di aver fatto un passo sbagliato. Ad aprile tutto sembrava una magia quando ci siamo incontrati la prima volta a Mergellina, dopo mesi e mesi di lunghe chattate su internet. Eravamo fatti l'uno per l'altra. Lui era così perfetto, scriveva della sua passione per me e per i miei pensieri di futuro. Ho voluto aspettare un po' a incontrarlo ma poi alla fine ho ceduto.

Ho voluto dargli fiducia non solo perché mi batteva il cuore quando lo sentivo al telefono ma anche perché avevo capito che volevo voltare pagina. Ogni volta che lo sentivo ero sempre più felice. Il mio compagno era tutt'altro: lo vedevo distante, troppo preso da mille pensieri. E piano piano le nostre strade si sono separate e mentre litigavo con lui l'unica passione vera che provavo era per l'altro. Sarà stata la novità, sarà stata la gioia di non discutere più con un uomo, ma alla fine sono andata a vivere da lui. La prima volta, come ti ho detto, ho avuto un momento indimenticabile a Mergellina. Un bacio che, se ci ripenso oggi, mi sembra che sia durato quanto l'infinito. Poi Roma, Capri, le vacanze a Parigi quest'estate. Non è mai mancato in nulla, mi ha dato le attenzioni che ho sempre cercato. A Natale ho avuto un crollo profondo, emotivo. Saranno state le luci, le emozioni dei regali, il senso della famiglia che rivive come forti rigurgiti, ma è a quel punto che mi è mancato il passato. Così l'ho fatto: ho chiamato il mio ex facendogli gli auguri. Risentire la sua voce mi ha confusa. Il cuore batteva a mille per l'emozione e non so se è ancora amore o chissà cos'altro. Non lo so definire, ma ho passato un Natale da incubo e un Capodanno ancor più triste. I rimorsi mi mangiavano e continuano a mangiarmi. Ancora oggi ho il cuore stritolato da questo pensiero che mi martella le giornate. Guardare al passato non so se è stato un bene, ma non so come fare. Vivo con una persona che credo di amare e sento di avere un capitolo della mia vita che non ho ancora chiuso e che mi fa battere ancora il cuore. Penso alle strade intraprese, a quelle che ho mollato, ai dubbi sul futuro, all’angoscia che provo tutte le notti ormai per colpa di quella telefonata che oggi, col senno di poi, mai avrei dovuto fare. Per favore, dai un nome a questo mio sentimento che mi distrugge l’anima e non mi fa stare più serena. Daniela, Napoli\\Cara Daniela, che responsabilità scegliere un nome per te. E non un nome qualsiasi, il nome di un sentimento. Alla fine, torniamo sempre lì, all’esigenza di imparare a connetterci con noi stess* per conoscere, decodificare, raccontare le nostre emozioni. Nel processo di crescita, ci viene insegnato a leggere e scrivere, contare, localizzare, memorizzare, ma non sempre a sentire. Qualche volta, genitori attenti, nonni illuminati, insegnanti generosi lo fanno. C’è riuscito benissimo il mondo Disney nei suoi due efficaci film di animazione Inside out, dedicati a bambini e adolescenti. Mi aspetto un terzo film per noi adulti, ancora smarriti viaggiatori della vita, sentimentalmente diseducati, in cui, oltre a Gioia, Tristezza, Ansia e tutta la banda, rappresentino anche i vecchi amici Calma, Rassegnazione, Terrore… Mi chiedi un nome per il tuo sentire, ma tu sola hai la panoramica dell’orizzonte dei tuoi sentimenti. Il primo sostantivo che mi viene in mente è: Dubbio. Ma anche Desiderio, che qui va a braccetto con l’Avidità che vuole tutto: lecito, umano, comprensibile. O forse vuoi un nome che ti rassicuri? Cerchiamolo altrove: Primavera ti piace? Lo so è fuori stagione (sto già contando: arriverà tra sette settimane, insieme all’ora legale, alla immancabile pioggia e a quel sentore di “ce la faremo anche stavolta”, dovuto unicamente al fatto che le giornate saranno più lunghe e ci offriranno più serotonina). «Ah, Daniela Danie’…» immaginalo cantato da Sergio Bruni sulle note di “Carmela”. Che disastro la primavera fuori stagione. Io ti capisco. Sono stata più volte un’anima divisa tra due storie: che poi si trattava sempre di fare una scelta tra una vita conosciuta e una sconosciuta, tra lo scontato e il mistero, tra l’inverno del nostro scontento e il brivido dell’ignoto. Ho spesso lasciato una storia per un’altra. Non ne vado fiera: qualche volta era un modo un po’ sleale di lanciarmi con un paracadute umano, qualche volta la paura della solitudine, qualche volta mi è semplicemente capitato di incontrare un sentimento più grande di un altro. Fu così tra il mio primo e il mio secondo amore: uno celeste e l’altro nero, ma dovevo pur imparare la vita. Ebbi poi una storia parallela con due amici che lo sapevano, e ho il vago rimpianto di avere perso la piccante occasione per sperimentare una vera trasgressione, mai più capitata. L’avvicendarsi delle due storie più importanti dei miei trent’anni fu molto doloroso: erano un musicista e un attore che amavo entrambi per ragioni divers

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