Agenti penitenziari e lavoratori del carcere di Sollicciano protestano per mancanza di riscaldamento e acqua calda da dieci giorni.
Da dieci giorni, circa trecento persone tra agenti penitenziari e lavoratori che risiedono nella caserma accanto al carcere fiorentino di Sollicciano sono prive di riscaldamento e acqua calda a causa di un guasto idraulico. La protesta, iniziata l'8 gennaio, come spiegato da Eleuterio Grieco, segretario regionale della Uil Penitenziari, durerà «almeno fino a quando non verranno date risposte serie e affrontati i bisogni reali sia della polizia penitenziaria, sia dei detenuti».
Le condizioni all'interno della caserma sono disumane: le docce sono fredde, i corridoi sono freddi e molti agenti scelgono quindi di non lavarsi. La situazione è stata segnalata al provveditorato dell'amministrazione penitenziaria, competente sulla gestione del personale. A partire dall'8 gennaio, gli agenti hanno deciso di partecipare alle riunioni indette dall'amministrazione «senza condividere i lavori all'ordine del giorno» fino alla risoluzione della questione. Secondo Grieco, è «indecoroso e indegno» non avere riscaldamento e acqua calda, e «continuare a lavorare in ambienti che in una normale azienda avrebbero comportato la chiusura dell'azienda stessa da parte delle autorità competenti».Il carcere di Sollicciano ospita 533 detenuti, 36 in più rispetto alla capienza massima di 497 posti. La struttura, costruita nel 1983, è inadeguata e la situazione igienico-sanitaria è molto preoccupante: in molti reparti ci sono cimici, insetti sui muri e nei letti, topi. D'estate fa troppo caldo e d'inverno fa troppo freddo, nella struttura ci sono infiltrazioni, perdite d'acqua, umidità e sporcizia. Oltre ai problemi edilizi e strutturali, l'interno del carcere non dispone di spazi sufficienti per attività educative e di formazione. Edoardo Amato, presidente della Commissione politiche sociali del Comune, che ha visitato il carcere la settimana scorsa, ha dichiarato: «Il degrado fisico della struttura si intreccia con problematiche gestionali, aggravate dalla cronica carenza di personale, che peggiorano ulteriormente la situazione sia per le persone detenute, sia per il personale che vi lavora». Amato ha sottolineato la necessità di «interventi immediati, sia strutturali che organizzativi: non si può più aspettare. Le condizioni attuali di Sollicciano sono inaccettabili, la detenzione disumana. Solo garantendo condizioni di vita dignitose alle persone detenute sarà possibile ripristinare i valori costituzionali e riformare un sistema ormai al collasso»
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