La giornalista italiana Cecilia Sala è stata arrestata in Iran. Le accuse contro di lei sono vaghe, ma si pensa che l'arresto possa essere legato all'arresto in Italia di un cittadino svizzero-iraniano accusato di terrorismo.
Secondo le poche notizie pervenute finora, le accuse contro Sala - che sarebbe stata prelevata dal suo hotel il giorno precedente a quello stabilito per il rientro in Italia - riguarderebbero generici comportamenti illegali non specificati, ma che non avrebbero nulla a che vedere con il lavoro giornalistico che l'aveva portata in Iran .
Arrivata a Teheran il 12 dicembre con un regolare visto d'ingresso, Cecilia Sala aveva intervistato diverse persone, protagoniste del podcast Stories di Chora Media. Tra loro, Zeinab Musavi, nota comica iraniana, arrestata per le sue battute. Proprio a lei è dedicato l'ultimo post Instagram della giornalista, datato 17 dicembre. Decisamente poco per giustificare un arresto, sebbene in alcune realtà non servano certo motivazioni valide per provare a mettere a tacere la stampa. Adesso, però, si sta facendo strada un'ipotesi che con il lavoro di Cecilia Sala non c'entra nulla. Stando a quanto riportano Il Corriere della Sera, La Repubblica e altri quotidiani, la giornalista potrebbe essere stata vittima di una ritorsione per via dell'arresto in Italia di un cittadino svizzero-iraniano di cui gli Stati Uniti stanno reclamando l’estradizione. Si tratta del trentottenne Mohammad Abedini-Najafabadi, accusato dal tribunale di Boston di «associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act, e per la fornitura di materiale a un’organizzazione terroristica straniera». L'uomo, fondatore della società San'at Danesh Rahpooyan Aflak Co, che si occupa di materiali elettronici, avrebbe creato una società di comodo, la Illumove Sa, per coprire traffici illeciti, tra cui anche l'esportazione dei droni utilizzati dai pasdaran della Guardia rivoluzionaria nell’attentato del 28 gennaio 2024 contro una postazione militare in Giordania, la Tower 22, al confine con la Siria, che provocò la morte di tre soldati statunitensi e il ferimento di altri quaranta
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