Un chef orvietano, Leonardo Perisse, durante un viaggio negli Stati Uniti, partecipa a una cena esclusiva a Mar-A-Lago, la residenza di Donald Trump, dove viene organizzato un momento di preghiera per il Presidente. L'articolo racconta la sua esperienza, descrivendo i piatti serviti, l'atmosfera surreale e la preghiera per Trump, con un tocco di ironia e umorismo.
E, adesso, preghiamo per Donald Trump . È appena terminata una cena della scorsa primavera quando nella sala di Mar-A-Lago (Palm Beach, Florida) cala il silenzio: tutti hanno in mano il rosario distribuito poco prima, un po' come le bomboniere ai matrimoni. E nell'esclusivo resort del tycoon-presidente si ascolta e prega davvero, per oltre un'ora con la massima concentrazione.
Sembrano lontane nel tempo le immagini dell'ultima campagna elettorale americana che ha appunto consacrato la nuova elezione di Trump, ora appena insediatosi alla Casa Bianca. Ma quella che potrebbe essere la sinossi di un film fu, in realtà, il gran finale di una serata ai confini dell'incredibile che un private-chef orvietano, Leonardo Perisse, può ora incollare tra le esperienze (inattese) di un recente viaggio in America. Tour intrapreso per tutt'altro motivo: girare un documentario «e mettermi ai fornelli in giro per gli States. Ma, effettivamente, quella resterà una cena impossibile da dimenticare». Già, perché Perisse - «politicamente non allineato... mi raccomando lo scriva» - mai avrebbe immaginato di potersi ritrovare a pochi metri di quello che sarebbe (ri)diventato, pochi mesi dopo, il presidente in carica della prima potenza del mondo. «Trump però – ricorda lo chef – si è intrattenuto solo per un saluto veloce e io non ho avuto nessun contatto con lui». Ma riavvolgiamo il nastro fino a ritrovare Perisse in partenza per gli Stati Uniti, la scorsa primavera, con l'idea un po' folle di «reincontrare i clienti americani per cui avevo lavorato come private-chef nel corso delle loro vacanze in Italia, e raccogliere la sfida di preparare nelle rispettive case i piatti delle nostre tradizioni regionali. Però con gli ingredienti recuperati sul posto, a partire da quelli per fare la carbonara: vi lascio immaginare la difficoltà di trovare il guanciale amatriciano laggiù...». Come accennato, lo scopo del tutto era realizzare un reportage (ben fatto) insieme al videomaker Elia Falsaperna, viaggiando tra Florida e Ohio: «Arriviamo a Palm Beach da clienti che ci invitano a cena a Mar-A-Lago il 19 marzo, festa di San Giuseppe». A quel punto inizia la serata, surreale a partire dal titolo: “Catholic Prayer for Trump - Feast of St. Joseph, World Patron vs. Communism”. Una bella sfida, insomma. Peraltro, sul sito dei Catholics for Chatolics (gli organizzatori della cena con preghiera) la questione era spiegata benissimo: “Nel 1937 Papa Pio XI dichiarò San Giuseppe in Divini Redemptoris, patrono mondiale contro il comunismo. Con questo in mente invocheremo la sua protezione sul Presidente Trump e sul nostro grande Paese...” eccetera. In ogni caso, la serata totalizza un bel sold out nel giro di pochissimo tempo: “God bless America great again” storpierebbe qualche blasfemo invidioso. Al tavolo, su ogni seduta, ci sono volantini dal titolo accattivante: “The 2024 Catholic voter's Guide”, con in copertina lo stesso Trump muso a muso con un Joe Biden al tempo ancora candidato in corsa. “Il cattolicesimo – premette il testo - comprende che nessun candidato è perfetto perché è soggetto a errore e peccato. Il nostro dovere civico è votare per mitigare il male e promuovere il bene comune” e via discorrendo. Vero, vale un po' lo stesso anche nel mondo della cucina. La cena, da mille dollari a testa, parte con i migliori propositi ma non risulta perfetta. «Primo piatto del menu, la Trump's Iceberg Wedge, una sorta di Caesar salad con una specie di salsa yogurt, bacon croccante, Roquefort, cipolle rosse e pomodorini. Il problema è che di insalata ce n'era un quarto di coccio intero, come si dice dalle mie parti» racconta Perisse. Poi il filetto di manzo, «buono ma servito insieme alla trota, appoggiata proprio di fianco: non ci azzeccava nulla con il piatto e, diciamolo, non era un granché. Come contorno, un purè di broccoli, carciofini, emulsione di olive, schiuma di bacon e salsa al Cabernet con carote Thumbelina, una varietà bassa e tozza». Ultimo atto - preghiera a parte - «il dolce “Mar-A-Lago key lime pie” con sciroppo di limone e salsa ai lamponi. Buono». Nel frattempo, in sala sono stati distribuiti i rosari. Uno a testa, poi il via all'annunciato raccoglimento. Silenzio, si prega. «Elia, il videomaker, è stato veloce come un gatto: si è alzato ed è scappato in bagno. Io non potevo, ero vicino agli amici che ci avevano invitato... e alla fine sì, mi è toccato pregare per Trump. Il rosario poi l'ho portato a casa e ce l'ho ancora». Una novena corale a San Giuseppe, tuttavia con un disclaimer sulla pagina web degli organizzatori: “Catholics for Catholics è responsabile di questo evento. Questo evento non è autorizzato, approvato, sostenuto o altrimenti coordinato o affiliato al Presidente Donald J. Trump o Donald J. Trump for President 2024” eccetera. Lo stesso portale (cfor
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