Cervi con la tubercolosi, paura in America per la diffusione della malattia ai cacciatori penna_noemi fulviocerutti
Cervi zombie. E' così che, negli States, hanno ribattezzato i cervidi affetti da tubercolosi, malattia in grado di «saltare» da animale ad uomo. Ecco perché la Tbc sta causando di nuovo preoccupazione, soprattutto fra i cacciatori americani. Il primo «nuovo» caso certificato è del 2017. ha contratto una forma di tubercolosi polmonare dovuta al micobatterio bovis. Un contagio dovuto probabilmente all'aver toccato un cervo malato.
L'uomo non aveva avuto alcuna esposizione con una persona affetta da tubercolosi, non ha bevuto latte crudo ma ha cacciato cervi per 20 anni. A dare la notizia è stato il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitense, che ora ha raccomandato ai cacciatori di indossare guanti e indumenti protettivi prima di toccare gli animali.
Il ceppo della tubercolosi bovina si trova appunto nei bovini, ma anche nei bisonti, alci, cervi, cinghiali e tassi. Il tempo che intercorre tra il contagio e la comparsa dei primi segni della malattia può variare da pochi mesi ad anni. Si manifesta solo quando è in stadio avanzato, con linfonodi ingrossati, attacchi intermittenti di febbre, calo della produzione di latte e dimagrimento, da qui il paragone con gli zombie.
In passato i casi di Tbc bovina erano decisamente più frequenti. La tubercolosi umana causata da Mycobacterium bovis è una patologia poco conosciuta, ma non scomparsa. Si stima che il 3-4% della tubercolosi umana sia causata dal micobatterio tipico del bovino e a essere maggiormente a rischio sono le persone che vivono in zone extraurbane, così come i veterinari e i macellatori. Nell’Unione Europea è tutt'oggi un’infezione rara, con un tasso di incidenza di 0.
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