Vedono il suo volto, lo sentono arrivare in auto, lo portano sul corpo. Siamo andati a cercare gli amici di Willy Monteiro Duarte a un anno dalla sua morte, e abbiamo trovato dei meravigliosi ragazzi
Questo articolo è pubblicato sul numero 36 di Vanity Fair in edicola fino al 7 settembre 2021
. Con sé ha un mazzo di fiori bianchi, sempre gli stessi. Davanti alla tomba, s’accende una sigaretta e posa la mano sulla foto di Willy. Contempla il suo sorriso, un’ultima boccata, poi se ne va.. Quella che non fa più è un’altra, una decina di minuti di macchina tra le curve, che dal loro paese – Paliano, alle porte di Roma, un mondo a dividerli – conduce a Colleferro. Dove i locali restano aperti anche dopo la mezzanotte e dove vanno tutti i ragazzi dei dintorni.
Ho capito quello che era successo poche ore dopo. Quando sono arrivate le prime telefonate. E lì sono morto anch’ioQuello che è successo quella sera e il dolore che è esploso dopo,Maria Giulia, Leonardo, Benedetta, Agnese, Mattia, Vanessa, Nicholas , ma c’è ancora tutto quello che è stato portato un anno fa. La sciarpa della Roma, un cappello da chef, la bandiera della Pace insieme a quella di Capo Verde, Paese d’origine della famiglia di Willy. E poi ancora i peluche, i lumini ormai spenti e coperti di polvere, le poesie scritte sui fogli plastificati. Due ragazzi si baciano su una panchina. Dietro, la caserma.
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