ROMA. Il premier Giuseppe Conte torna alla Camera. Stavolta al question time. E l’argomento gira tutto inytorno al nodo delle semplificazioni.
«La madre della riforme» ha più volte detto in queste settimane il premier, che con «le misure che saranno introdotte punta a velocizzare l'iter delle opere e il rafforzamento dei presidi di legalità».
Ma soprattutto ha scandito il capo del governo, «pensiamo a semplificare le procedure affidando i contratti in modo più rapido». «Compatibilmente – dice - introdurremo procedure negoziate anche senza bando, compatibilmente alla normativa europea. Deroga associata a misure di trasparenza e controlli antimafia rafforzati». Insomma nelle intenzioni chiarisce Conte, i «dipendenti pubblici rischiano di più se non firmano atti».
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Conte si muova, le risorse ci sonoDicono che l’Europa deve fare presto. Si continuano a sentire, giorno dopo giorno, autorevoli esponenti politici italiani che rimarcano che l’Europa deve decidere in fretta, ma io penso che è soprattutto il governo italiano che deve decidere, e fare presto come viene sottolineato. Le risorse ci sono, gli strumenti anche. E l’urgenza è quella di evitare ulteriori ritardi, già ora incomprensibili e ingiustificabili. Il dibattito sull’utilizzo dei fondi del Meccanismo europeo di stabilità, o Mes, non si sta placando. Le risorse, senza condizionalità per ciò che riguarda le spese sanitarie dirette e indirette per fronteggiare l’emergenza che ha messo in ginocchio l’Asia prima, l’Europa e il resto del mondo infine, sono ampie e sono disponibili. Cipro, il primo Paese europeo a richiedere l’utilizzo di tale capacità, non ha avuto problemi ad alzare la mano richiedendo un sostegno. Nazioni più colpite, come Francia, Spagna e la nostra Italia stanno aspettando le ultime precisazioni delle negoziazioni comunitarie. Ma cosa bisogna aggiungere al dialogo già effettuato negli ultimi due mesi? Probabilmente si arriverà a una decisione a settembre, come circola in questi giorni a Montecitorio. E forse ci sarà un nuovo scostamento di bilancio. Il rischio è che per l’ennesima volta, come già avvenuto dopo i giorni più bui dell’eurozona, a cavallo tra il 2011 e il 2012, si perda il momento. La situazione in cui opera l’Europa per sostenere la propria economia è però ben diversa da quella di nove anni fa. Oggi abbiamo un primo strumento, il Mes, che prima non esisteva. E il suo utilizzo è stato semplificato rispetto alle origini. Ovvero, ci sono meno vincoli. Oggi abbiamo inoltre un secondo strumento, il programma Support to mitigate unemployment risks in an emergency (Sure), dedicato a frenare l’incidenza che il Covid-19 sta avendo sul mercato occupazionale. Abbiamo anche un terzo pilastro di supporto, e cioè i fondi di coesione che non abbiamo usato nell’ultimo esercizio. Un pacche
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