Una recente sentenza della Cassazione ha chiarito che in caso di divorzio, i fondi presenti su un conto cointestato appartengono al soggetto che li ha effettivamente versati. La sentenza ha importanti implicazioni per le coppie e le famiglie che gestiscono conti congiunti.
In Italia, i conti cointestati sono uno strumento molto diffuso nelle famiglie. Si tratta di un conto condiviso tra due coniugi, su cui possono essere versati o prelevati fondi in modo paritario. Tuttavia, in caso di divorzio, le cose possono cambiare notevolmente. La recente sentenza della Cassazione n. 1643 del 23 gennaio 2025 ha chiarito un punto cruciale sulla titolarità del denaro presente su un conto cointestato in caso di separazione.
La Suprema Corte ha stabilito che i fondi appartengono al soggetto che ha effettivamente versato il denaro, anche se entrambi sono intestatari del conto. Questo principio è stato confermato attraverso un caso specifico in cui una donna ha richiesto la restituzione di 200.000 euro prelevati dal suo ex coniuge da un conto cointestato. La Cassazione ha accolto il ricorso della donna, evidenziando che il saldo del conto derivava esclusivamente da assegni circolari intestati alla donna stessa. Di conseguenza, il denaro apparteneva unicamente alla donna e non poteva essere considerato di proprietà comune. La sentenza della Cassazione sottolinea che la contitolarità del conto non implica automaticamente la comproprietà delle somme depositate. Se uno dei cointestatari può dimostrare che le risorse provengono esclusivamente da lui, l'altro intestatario non ha alcun diritto su di esse. Questo è particolarmente rilevante quando il versamento deriva da strumenti finanziari nominativi, come gli assegni circolari. La sentenza ha un impatto significativo sulle coppie, le famiglie e gli eredi che gestiscono conti cointestati. In caso di separazione o successione, sarà fondamentale dimostrare chi ha effettivamente alimentato il conto. Per evitare potenziali controversie, è consigliabile adottare alcune precauzioni: documentare la provenienza delle somme conservando copia di assegni, bonifici e altre operazioni che dimostrino chi ha versato il denaro, specificare accordi chiari nel caso in cui le somme siano destinate ad uso comune attraverso una scrittura privata tra i cointestatari e prestare attenzione ai prelievi, poiché se uno dei cointestatari preleva somme significative senza accordo potrebbe incorrere in una richiesta di restituzione.
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