Come un tuffatore, comincia il mio ritorno in Ucraina La prima tappa è in Polonia. Ovunque sento la mia lingua, vedo profughi del mio Paese e sento crescere un’emozione indefinita | il diario ucraino di yarynagrusha
Al Gate 14 con la scritta Cracovia si sente parlare ucraino. I passeggeri orgogliosamente mostrano il passaporto blu con il tridente e gli angoli acuti. Rientrano a casa o nei posti di smistamento temporaneo?
Come si fa a organizzare un viaggio in un Paese in guerra? Farlo incastrare, come se fosse un viaggio qualsiasi, tra gli appelli all’università e le varie scadenze di lavoro? Come si fa a essere sicuri che andrà tutto secondo i piani, compreso l’orario di partenza del volo di ritorno? Eppure gli ucraini hanno a che fare con queste cose tutti i giorni.
L’arrivo a Cracovia non mi sembra di averlo sognato. Le bandiere ucraine ci sono ovunque: all’aeroporto, alla stazione centrale, nelle istituzioni statali, nei teatri, nei bar. Il russo ucrainizzato, quello delle regioni dell’est Ucraina, e l’ucraino si sentono ovunque, la Polonia è il paese che ha accolto il maggior numero dei rifugiati ucraini. Sono donne e bambini.