Anche a 40 anni Cristiano Ronaldo continua a sorprendere, raggiungendo quota 923 gol in carriera. In un'esclusiva intervista, CR7 parla del suo futuro, della rivalità con Messi, delle sue esperienze nel calcio saudita e delle nuove stelle del Real Madrid.
A 40 anni (li compie il 5 febbraio), Cristiano Ronaldo non si ferma. Con la doppietta messa a segno nel netto 4-0 dell'Al-Nassr sull'Al Wasl, in AFC Champions League, il portoghese di Funchal ha raggiunto quota 923 gol in carriera, dimostrando ancora una volta il suo talento senza tempo. La cifra mille si avvicina, ma non la percepisce come un traguardo indispensabile, è certo del proprio valore: «Sono il miglior marcatore, il più completo.
Il migliore della storia? Credo di sì, non ho mai visto nessuno più bravo di me», ha dichiarato in un'intervista alla tv spagnola 'La Sexta'. Come riesce a mantenere questo livello a questa età? «Mi sveglio ancora con la voglia di allenarmi e giocare. Forse un po' meno di prima, ma è la mia passione, mi piace quello che faccio». È stato un pioniere del calcio saudita. «Mi piacciono le grandi sfide», e poi «ho lasciato Madeira a 12 anni, ho visto paesi, culture... quindi non è stato difficile. Ho solo bisogno di avere accanto la mia famiglia, i miei figli e Georgina». A chi guarda quel campionato dall'alto in basso risponde che non sa di cosa parla. «Quando ho deciso di trasferirmi non pensavo che la Lega sarebbe cresciuta così in fretta, ma sapevo che in uno o due anni sarebbe stata al top, come è ora», tanto da non avere nulla da invidiare alla MLS nordamericana, secondo CR7. La rivalità con Messi è stata più che altro una sana lotta, come tra Prost e Senna. «Abbiamo condiviso il palco dei premi per 15 anni e siamo sempre andati d'accordo - sottolinea -. Mi ha sempre trattato bene, ha difeso il suo club e la sua nazionale e io il mio. Ci siamo nutriti a vicenda». Delle tante squadre per le quali ha giocato ricorda con affetto soprattutto il Real Madrid, «per me il club più grande del mondo». «Mi piaceva giocare al Camp Nou (stadio del Barcellona, ndr), mi fischiavano, mi divertiva di più segnare lì che al Bernabéu». Delle attuali stelle del Real, pensa che le difficoltà di Mbappé siano dovute al fatto che «non sa giocare da centravanti, non è la sua posizione. Se fossi ancora al Real gli insegnerei a giocare da 9. Io non sono in area, appaio in area». Il mancato Pallone d'Oro a Vinicius non l'ha sorpreso «perché non c'è credibilità», però lo ha deluso: «Lo meritava, ha vinto la Champions...». Bellingham «ha ancora molta strada da fare, mi ricorda Zidane. Ha 21 anni e tutto il futuro davanti a sé. Il ragazzo sarà una star». Ad un domani senza pallone non pensa: «Potrei abbandonare l'agonismo oggi e non me ne pentirei. Ma sarebbe un peccato perché vado ancora molto bene. Mi direi 'accidenti, posso continuare a fare la differenza per un altro anno o due'. Ecco perché vivo molto nel presente e non riesco a pensare a lungo termine». In oltre cinque lustri di professionismo CR7 ha incontrato tanti allenatori. «Ho imparato da tutti loro», non ultimo Ancelotti: «Carlo mi piace molto, è una persona spettacolare, un signore del calcio. Abbiamo vinto tanto insieme. La pressione al Real è enorme e lui ci è abituato»
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