Assolto il cinquantenne accusato dalla compagna al risveglio in ospedale
NOVARA – Da un lato le dichiarazioni della donna: «Ha cercato di uccidermi. Non ho mai pensato di togliermi la vita». Dall’altro quelle dell’uomo con cui aveva avuto una frequentazione: «Tutto falso, io l’ho salvata da un tentativo di suicidio».
Aveva tutti i contorni del «giallo» quanto accaduto il 26 luglio 2017 in un’azienda di Cureggio. Una donna all’epoca trentasettenne, che in quella ditta oltre che lavorarci come portinaia ci viveva pure, era stata soccorsa dall’ex amante. Lui disse che l’aveva trovata appesa al balcone con un foulard al collo; lei, una volta ripresasi in ospedale, che l’ex aveva cercato di ammazzarla simulando un suicidio.
Il tribunale di Novara ha dato ragione a lui. Accusato di tentato omicidio, Tullio Federici, 58 anni, di Ghemme, è stato assolto «perché il fatto non sussiste». Per il giudice Gianfranco Pezone né lui, né nessun altro, ha cercato di uccidere la portinaia. Quanto accaduto il giorno dei fatti è stato ritenuto un gesto disperato della donna. Lei non si è nemmeno costituita parte civile per chiedere un risarcimento dei danni.
Nella versione fornita dalla donna, quel 26 luglio lei era in camera a piangere dopo un litigio con l’amante. La relazione clandestina si era incrinata. All’improvviso si sarebbe sentita stringere forte al collo e si era sentita soffocare. Poi aveva perso i sensi e si era risvegliata in ospedale. Lì le avevano detto che aveva cercato di impiccarsi: «Ma non è vero nulla. È stato l’uomo che amavo: voleva farmi fuori».
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