Trump, un impero sull’orlo del fallimento: perdite e debiti per milioni di dollari
The Apprentice. Nonostante questo riuscì a ottenere un accordo particolarmente vantaggioso con i produttori, che gli permetteva di incassare metà dei profitti:, gli porta in tasca quasi 197,3 milioni di dollari e lo aiuta a stringere, dall’Azerbaigian alla Turchia, che gli hanno fruttato oltre 230 milioni di dollari fra il 2000 e il 2018. «Nessuna licenza era troppo piccola, e
per cinque anni non ha pagato nulla e nel 2017, primo anno del suo mandato presidenziale, ha versato appena 750 dollari— e si fonda sul settore immobiliare., simbolo della sua ascesa fra i potenti di New York, hanno portato profitti per 336,3 milioni di dollari, e altri 167 milioni sono arrivati dalla, nell’East Side di Manhattan. Fra gli investimenti più remunerativi c’è anche una partecipazione del 30% in, che gli hanno fruttato 176,5 milioni di dollari fino al 2018.
il fiume di soldi generato dal reality show e dagli accordi di licenza si è ormai praticamente prosciugato
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Un palazzo dalle linee garbate, qualche tavolino e una sfera d’acciaio: iniziavano gli Anni 70Correva il 1969 o forse il 1970, chissà. La location era il sobborgo Valentino, quella parte di San Salvario chiamata così per la vicinanza al parco, compresa tra corso Raffaello e corso Bramante, dove poi inizia il quartiere Millefonti. Il panorama era invidiabile, cioè dal balcone e dalla corrispondente finestra al quarto piano della casa davanti. Durata dello spettacolo: circa una settimana. All’angolo tra corso Dante e corso Galileo Galilei – quindi di fronte al ponte Isabella - allora esisteva un palazzo di un certo fascino, su sei livelli sfalsati. Per nulla vetusto, anzi garbato. Al piano terra, un bar con qualche tavolino e, in estate, pure un ombrellone. Eppure qualcuno ad un certo punto aveva deciso che dovesse essere raso al suolo per innalzare al suo posto un moderno condominio dalle linee squadrate, per i tempi piuttosto audaci, con rivestimenti esterni in marmo grigio. Il curioso evento, che aveva sconvolto la vita del borgo, aveva riguardato le modalità di abbattimento, di grande scenografia: sul braccio di un’alta gru era stata agganciata un’enorme sfera d’acciaio sorretta da una catena che, dondolando, aveva poco alla volta demolito l’intera costruzione, partendo dai muri perimetrali. Sulla strada gli operai provvedevano a bloccare il flusso delle auto - con le mani e senza palette - nei momenti caldi dell’operazione, cioè poco prima che sui due viali (ma corso Galileo Galilei era ben poco trafficato…) crollassero quintali di detriti, con una polvere inverosimile e un frastuono assordante che avvolgeva tutto. Per l’occasione era stato anche spostato il capolinea del pullman 59, allora posizionato proprio di fronte al numero 126. Quello dell’edificio che stava mutando pelle.
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