Nel nuovo Patto di stabilità che i ministri dell’economia dell’Ue stanno scrivendo in queste settimane, potrebbe tornare la «regola di Schäuble». È una possibilità da scongiurare | Editoriale di Francesco Giavazzi per il Corriere
nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.Nel nuovo Patto di stabilità che i ministri dell’economia dell’Ue stanno scrivendo in queste settimane,Illustrazione di Doriano Solinasieci anni fa, alla fine della crisi finanziaria iniziata nel 2008, molti Paesi si ritrovarono con livelli elevati di debito pubblico, debito che era stato emesso durante la crisi, in gran parte per salvare le banche.
Una conseguenza di quella regola è che la velocità della discesa del rapporto debito-Pil — un ventesimo della distanza dal 60 per cento sull’arco di un ventennio — non dipende dalle condizioni dell’economia:. Allora nessuno seriamente obiettò e anche il governo italiano accettò la nuova regola. Ma fu un errore che determinò la gravità e la durata della recessione che colpì molti Paesi, il nostro in particolare, negli anni seguenti.
La proposta dice semplicemente che ogni Paese deve proporre un piano di riduzione del debito che lo porti, entro 4 o 7 anni — l’orizzonte dipende da quante e quali riforme il Paese si impegna a fare — ad un livello del rapporto debito-Pil che sia «sostenibile». Questa prevede che «per Paesi il cui piano non preveda che il rapporto debito-Pil scenda sotto il 60 per cento entro la fine del programma , e/o il deficit annuale superi il 3%, l’aggiustamento fiscale debba garantire comunque una riduzione media annua minima del rapporto debito-Pil di almeno un X per cento lungo tutto l’arco del piano» .
saremmo tornati ad una velocità di discesa del debito uguale per tutti e potenzialmente pro-ciclica. Per questi Paesi si tornerebbe alle vecchie regole.
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