La bici a pedalata assistita ha fatto il suo dovere nella terza tappa del «Giro E», che si corre in parallelo con il Giro vero
Ci attendevamo il giorno più duro, il meritato calvario che si scarica su chi fa il passo più lungo della gamba. E, invece, la bici a pedalata assistita ha fatto il suo dovere e la terza tappa del “Giro E”, che si corre in parallelo con il Giro vero ma riservato alle bici a pedalata assistita, da Alba a Canale, con quasi 1500 metri di dislivello suddivisi tra quattro colli, si è rivelata una favola.
Siamo arrivati sul traguardo stanchi, sia chiaro, ma il saliscendi in Langa, o il “mangia e bevi” come lo chiamano i ciclisti veri, è stato un piacere fisico, visivo e mentale. Mai ci era capitato di pedalare per oltre tre ore e con dislivelli cospicui utilizzando sempre la corona più grande che è quella che ti fa fare più strada ma è anche quella che comporta una pedalata più dura e faticosa.
Per dire: con la bici a pedalata assistita è più piacevole andare in salita che in piano. Principalmente perché quando il motore raggiunge la velocità di 25 km all’ora si spegne . Attenzione però, il motore si ferma quando smettete di pedalare e questo vi obbliga a utilizzare al meglio il cambio, pena una inutile fatica e un consumo non ottimale della batteria. Ora, la combinazione di questi limiti e le regole di una gara ciclistica, con i suoi ritmi e le sue prove speciali , impegnano il fisico abbastanza da farvi arrivare stremati, o quantomeno provati, al traguardo.
È ragionevole immaginare che chi volesse usare la bici a pedalata assistita per viaggi, sport o per spostarsi in città, ne trarrebbe vantaggi evidenti. Ora, in viaggio verso Maranello, si guarda alla tappa di domani sugli Appennini da Polinago a Sestola, più km di oggi è 2 mila metri di dislivello e un tempo che si annuncia tremendo.
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