Oliviero Toscani, il fotografo italiano che ha saputo unire arte, provocazione e impegno sociale, è morto il 13 gennaio 2025. La sua carriera, segnata da collaborazioni con grandi marchi come Benetton, è stata caratterizzata da campagne pubblicitarie che hanno scioccato e diviso l'opinione pubblica.
Il fotografo Oliviero Toscani, noto per aver unito arte, provocazione e impegno sociale, è morto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2025. Toscani, nato a Milano il 28 febbraio 1942, è stato molto più di un semplice fotografo di moda o un creativo pubblicitario; è stato un artista visionario, un comunicatore irriverente e un provocatore instancabile, capace di far dialogare bellezza e indignazione.
Figlio di Fedele Toscani, storico fotoreporter del Corriere della Sera, Oliviero è cresciuto con la macchina fotografica in mano. A soli 14 anni pubblica il suo primo scatto sul quotidiano milanese: un ritratto dolente di Rachele Mussolini durante la tumulazione del marito a Predappio. Dopo il diploma in fotografia alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, si è fatto strada nel mondo della moda, collaborando con riviste prestigiose. Negli anni '60 e '70 è diventato uno dei fotografi pubblicitari più richiesti, lavorando per brand come Chanel, Valentino e Fiorucci. Ma è nel 1982 che la sua carriera prende una svolta significativa: inizia il sodalizio con il marchio Benetton, un incontro che cambia non solo la sua vita, ma anche il panorama della comunicazione visiva. Toscani reinterpreta il ruolo della pubblicità, eliminando il prodotto dalle sue immagini per focalizzarsi su temi di forte impatto sociale. Sotto il suo obiettivo, emergono campagne che scioccano e dividono l'opinione pubblica: dall’Aids alla pena di morte, dall’immigrazione al razzismo, Toscani usa l’arte per affrontare le contraddizioni del mondo. Tra le sue opere più celebri, si ricordano la suora che bacia un prete, i cuori umani privi di 'razza' e il ritratto di una donna malata di anoressia per il brand No-l-ita. Sono immagini potenti, studiate per scuotere le coscienze, per far riflettere e, spesso, per indignare. È questa la cifra distintiva di Oliviero Toscani: un’irriverenza che lo spinge a sfidare il conformismo, anche a costo di suscitare polemiche feroci. Non sono mancati, infatti, momenti di rottura nella sua carriera. Nel 2000, la campagna che ritrae volti di condannati a morte negli Stati Uniti segna la fine della sua collaborazione con Benetton. Ma l’amicizia con Luciano Benetton, imprenditore e visionario come lui, resiste al tempo e alle divergenze, fino al ritorno di Toscani nel 2017 per una nuova fase di collaborazioni. La sua vita privata è stata altrettanto intensa: sei figli, tre matrimoni, una tenuta in Toscana dove amava rifugiarsi, lontano dal clamore. E poi le battaglie politiche e sociali, che lo hanno visto vicino al Partito Radicale, candidato in Parlamento, e sempre in prima linea contro le ingiustizie e i pregiudizi. Nel 2023, la diagnosi di amiloidosi, una malattia rara e incurabile, segna l’inizio del suo ultimo capitolo. Oliviero Toscani affronta la malattia con la stessa franchezza con cui ha sempre vissuto, dichiarando pubblicamente di non voler sopravvivere in una condizione di sofferenza. «Non ho più voglia di fotografare» aveva confessato in un’intervista, «Mi sono liberato di tutto. Mi pento delle cose che non ho fatto, non di quelle che ho fatto.» La sera tra il 12 e il 13 gennaio 2025, Oliviero Toscani si è spento a 82 anni, lasciando un vuoto nel mondo della fotografia e della cultura. La sua famiglia, composta dalla moglie Kirsti e dai figli Rocco, Lola e Ali, ha annunciato la sua scomparsa con un breve comunicato: «Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio.»Con lui se ne va un pezzo di storia della fotografia e della comunicazione, oltre che un pezzo di Italia e della moda e cultura italiana. Oliviero Toscani ha insegnato che l’arte non deve solo decorare il mondo, ma anche interrogarlo, metterlo in discussione, costringerlo a cambiare. È stato un genio ribelle, una mente vulcanica, un maestro dell’immagine. E oggi, di fronte al suo obiettivo che si spegne, resta il ricordo di un uomo che ha avuto il coraggio di guardare la realtà senza filtri, rendendola, ogni volta, indimenticabile
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