Ho usato il cervello perché a volte, quando una squadra è così forte, non bisogna intestardirsi ma cercare il massimo risultato da quello che si ha. E oggi il mio massimo è stato il bronzo». Elisa Longo Borghini è serena, dietro la mascherina. Sa che il terzo posto al Mondiale di Imola, luccica, anche se per un soffio poteva essere argento. A condannarla è stato il fotofinish, che ha fatto vivere ai pochi spettatori ammessi all’autodromo qualche secondo di suspense. Contro questa Olanda però, una sola azzurra non basta. Lo dice l’ordine d’arrivo: le arancioni si sono piazzate prima, seconda e quarta. L’ornavassese, 28 anni, ha spezzato il monopolio. A trionfare è stata Anna Van Der Breggen, che grazie anche al lavoro della compagna nonché campionessa uscente Annemiek Van Vleuten, se ne è andata sulla salita della Gallisterna a 41 km dall’arrivo. E poi ha tirato dritto fino alla fine. Invece di restare al suo inseguimento, l’ossolana si è rialzata («eravamo in troppe e io non sono veloce») e ha aspettato. Sull’ultimo passaggio sulla Gallisterna ha attaccato per cercare una medaglia. «Sapevo che avrei potuto portarmi dietro Van Vleuten, ma nella condizione in cui sono in questo momento, probabilmente solo lei avrebbe potuto restare sulla mia ruota». Così ci ha provato, con una progressione che resta tra le migliori in carriera. Non avrebbe mai pensato che l’olandese «fosse così audace» di passarla tra le transenne con un polso rotto (era in gara con un tutore). «Un pochino forse brucia perché un argento è un po’ diverso da un bronzo, ma alla vigilia ci eravamo detti di correre per non avere rimpianti. E non ne abbiamo. Abbiamo corso da squadra, unite e vorrei ringraziare tutte le ragazze, la Trek-Segafredo e le Fiamme Oro». L’ultima a restare con l’ossolana è stata Katia Ragusa, che merita un plauso. «Il mio modo di dire grazie, visto che non sono molto brava a parole, è quello di fare un risultato. Spero che questo abbia rese contente le mie compagne, ho lottato anch
Ho usato il cervello perché a volte, quando una squadra è così forte, non bisogna intestardirsi ma cercare il massimo risultato da quello che si ha. E oggi il mio massimo è stato il bronzo». Elisa Longo Borghini è serena, dietro la mascherina. Sa che il terzo posto al Mondiale di Imola, luccica, anche se per un soffio poteva essere argento.
Invece di restare al suo inseguimento, l’ossolana si è rialzata e ha aspettato. Sull’ultimo passaggio sulla Gallisterna ha attaccato per cercare una medaglia. «Sapevo che avrei potuto portarmi dietro Van Vleuten, ma nella condizione in cui sono in questo momento, probabilmente solo lei avrebbe potuto restare sulla mia ruota». Così ci ha provato, con una progressione che resta tra le migliori in carriera.
«Un pochino forse brucia perché un argento è un po’ diverso da un bronzo, ma alla vigilia ci eravamo detti di correre per non avere rimpianti. E non ne abbiamo. Abbiamo corso da squadra, unite e vorrei ringraziare tutte le ragazze, la Trek-Segafredo e le Fiamme Oro». L’ultima a restare con l’ossolana è stata Katia Ragusa, che merita un plauso. «Il mio modo di dire grazie, visto che non sono molto brava a parole, è quello di fare un risultato.
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