L'affondamento di due petroliere russe nel Mar Nero il 15 dicembre ha causato un'emergenza ambientale. Le autorità richiedono lo stato di calamità e gli addetti alla bonifica stanno rimuovendo il terreno contaminato dalle spiagge. Il ministro delle emergenze russo ha presentato un rapporto al presidente Putin sulle azioni intraprese.
L' emergenza ambientale nel Mar Nero è ormai inevitabile, dopo l'affondamento di due petroliere russe avvenuto il 15 dicembre durante una tempesta. Lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, mentre le autorità locali chiedono lo stato di calamità e gli addetti alla bonifica hanno già rimosso oltre 37 mila tonnellate di terreno contaminato dalle spiagge.
Ieri, il ministro delle emergenze Alexander Kurenkov ha presentato un rapporto dettagliato al presidente russo Vladimir Putin sulle azioni intraprese nella zona del disastro e oggi ha sollecitato l'opera di pulizia. Il 15 dicembre, le petroliere Volgoneft-212 e Volgoneft-239 sono affondate nello stretto di Kerch del Mar Nero durante una tempesta. Un marinaio ha perso la vita, mentre gli altri sono stati tratti in salvo. I servizi di emergenza hanno confermato che le petroliere trasportavano circa 9.200 tonnellate di olio combustibile, con conseguente fuoriuscita di petrolio nel Mar Nero. Oltre 10.000 persone, riferisce la Tass, sono state mobilitate per la risposta all'emergenza. Particolarmente colpite le coste del Krasnodar e della Crimea. Il ministero russo dei Trasporti ha fatto sapere su Telegram che'tutte le chiazze inquinate segnalate sul mare sono state rimosse' ma che'continua il monitoraggio anche attraverso le immagini satellitari
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