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Eni ricomincerà a importare petrolio dal Venezuela

– sono l’italiana Eni e la spagnola Repsol. Varie persone informate sui piani di Eni hanno parlato in condizioni di anonimato conche la società ha già preso accordi per ricevere il carico di due navi petrolifere nel corso di giugno. Dovrebbero trasportare un milione di barili di petrolio greggio diluito estratti dalla cosiddetta Cintura dell’Orinoco, nel nord del Venezuela.

Eni raffinerà il petrolio venezuelano – che è “petrolio pesante”, del tipo più costoso da lavorare e più dannoso per l’ambiente, e che viene diluito per essere trasportato – nelle sue raffinerie in Europa: ne ha tre in Italia e altri tre nel resto d’Europa, la cui proprietà è condivisa con altre aziende. Ogni giorno può lavorare 548mila barili di petrolio.

Fino al 2019 quasi il 10 per cento delle vendite di petrolio venezuelano erano destinate all’Europa, ma tutte le importazioni erano state bloccate nel settembre del 2020. Di recente il Venezuela ha potuto riavviare la sua produzione di petrolio e oggi estrae quasi 2 milioni di barili al giorno: molto meno rispetto a cinque anni fa, ma comunque il 47 per cento in più rispetto all’anno scorso.

L’amministrazione Biden ha anche permesso a Chevron, la principale azienda petrolifera americana che ha ancora attività in Venezuela, di ridiscutere di possibili accordi economici con Petróleos de Venezuela , l’aziende petrolifera statale venezuelana.

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