I genitori della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta a Teheran da 16 giorni, hanno fatto appello al silenzio stampa per facilitare il suo rilascio. Le autorità italiane stanno lavorando al massimo per riportarla a casa, in contatto anche con gli Stati Uniti.
La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala , chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. È quanto scrivono Renato Sala ed Elisavetta Vernoni, i genitori della giornalista detenuta in Iran , in una nota pubblicata dal Foglio.
'In questi giorni - si legge - abbiamo sentito l'affetto, l'attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell'informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa'. 'Saremo grati - aggiunto i genitori della giornalista - per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta'. Intanto si è concluso un nuovo incontro tra l'ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, e funzionari del ministero degli Esteri iraniano mentre sono in corso interlocuzioni tra il governo italiano e le autorità statunitensi. A quanto si apprende, l'ambasciatrice ha rinnovato la richiesta di rilascio immediato per la giornalista e la garanzia di farle ricevere in carcere generi di prima necessità. Confronti e scambi di informazioni con la diplomazia Usa sarebbero iniziati già da ieri, 2 gennaio, quando a Palazzo Chigi si è riunito un, l'ingegnere iraniano arrestato a Milano lo scorso 16 dicembre. Sul 38enne pendeva un mandato internazionale di cattura diramato dagli Usa, che ne chiedono l'estradizione mentre sarebbe sul tavolo l'ipotesi di uno scambio di prigionieri con Teheran
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