Alberto Trentini, un cooperante veneziano, è stato arrestato a Caracas il 15 novembre senza un chiaro motivo. Gli amici organizzano una fiaccolata per chiedere la sua liberazione.
Fiaccolate, appelli e striscioni per Alberto Trentini . «Non sappiamo nulla di lui da mesi. Mobilitiamoci e riportiamolo a casa». Il cooperante veneziano è stato arrestato a Caracas il 15 novembre e da allora non si hanno sue notizie. Gli amici storici organizzano una fiaccolata davanti alla chiesa del suo quartiere: «Siamo preoccupati». Beppe Giulietti (Articolo 21): «Vogliamo avviare una campagna di sensibilizzazione che accompagni la complessa trattativa per riportarlo a casa».
\«Ci stiamo mobilitando per un caro amico, una persona perbene, un professionista preparato. E stasera vogliamo dire a tutti chi è», intervenuti, chiedendo al governo di «darsi una mossa perché è passato troppo tempo, non si sa dove sia». E mentre la diplomazia lavora in silenzio, parallelamente gli amici di Alberto Trentini organizzano una fiaccolata davanti alla chiesa del quartiere veneziano dove viveva. Sulla via di ritorno dalla sua ultima missione umanitaria, l'ex cooperante veneziano è stato arrestato senza un chiaro motivo. C'è uno striscione con l'hashtag #freealberto -. Siamo ex compagni di classe, un gruppo molto affiatato, e nonostante il lavoro che lo porta in giro per il mondo anche per parecchio tempo, non abbiamo mai perso i contatti. Abbiamo capito che serve tenere alta l'attenzione, nel pieno rispetto della privacy, dei suoi genitori. Stiamo lavorando anche ad altre iniziative, ma speriamo che non ce ne sia bisogno». A spiegare il senso della mobilitazione anche don Pietro, amico di lunga data di Alberto: «È un ragazzo con un cuore puro, sempre pronto ad aiutare gli altri. Speriamo che le autorità italiane entrino presto in contatto con lui, perché la preoccupazione è proprio non avere sue notizie, non sapere come sta». A fianco degli amici, si è già un primo spiraglio. «Vogliamo accompagnare questa trattativa per riportarlo a casa, perché il suo nome è stato troppo a lungo oscurato».\Lo scorso 17 ottobre, aveva notato un clima di ostilità negli aeroporti. Nel Paese, a pochi mesi dalle presidenziali che si sono svolte a luglio e, dissidenti o persone ritenute sospette. Una situazione difficile che Trentini non aveva mai affrontato prima e che il 14 novembre lo aveva indotto a scrivere a un collega della ong per la quale lavorava,(HI), confidandogli di volere presentare le dimissioni. Il 15 novembre è stato arrestato dalle autorità venezuelane ed è formalmente accusato di (Iachr) che sul suo sito sollecita le autorità venezuelane a fornire informazioni e a garantire i contatti con i famigliari, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità», avevano detto i genitori nelle scorse settimane, chiedendo l’intervento del governo per «porre in essere tutti gli accorgimenti necessari per garantire la liberazione di Alberto Trentini il prima possibile». Il fatto che l'arresto sia avvenuto senza un motivo chiaro e in un clima di crescente tensione politica in Venezuela, ha sollevato altalmente preoccupazioni tra amici, familiari e colleghi. Alberto Trentini si definisce un «professionista con oltre dieci anni di esperienza nei settori dello sviluppo e umanitario con Ong internazionali in“, con “esperienza comprovata nella gestione di progetti e uffici, coordinamento, progettazione e budget di proposte, risorse umane e logistica. Madrelingua italiana, fluente in spagnolo, inglese e francese”. Era in Venezuela dove lavora in una sessantina di Paesi “al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità”. Laurea in storia moderna e contemporanea all’, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo: fra il 2023 e il 2024, con il Consiglio danese per i rifugiati, in Ecuador, Perù, Libano e Etiopia. Tra gli altri paesi dove ha compiuto missioni umanitarie Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia-Erzegovina.
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