Da Doha soldi a pioggia ad Hamas, Hezbollah e Isis. Ma vuole trattare per lo scambio di ostaggi
La trattativa, come d'uso in queste situazioni, viene smentita dalle parti coinvolte. «L'operazione militare continua e la resistenza continua a difendere i diritti del nostro popolo, al momento non è possibile alcun negoziato», dice Hamas. Ma le fonti che parlano di colloqui per uno scambio di ostaggi sono numerose. Donne e bambini israeliani rapiti potrebbero essere restituiti in cambio delle 36 prigioniere palestinesi detenute nelle carceri di Gerusalemme.
Da 15 anni il Paese è il principale finanziatore di Hamas, anche se ufficialmente i suoi soldi vanno a sostenere l'economia e gli abitanti di Gaza. A lungo Israele, più o meno mugugnando, ha lasciato fare, nella speranza che i soldi rendessero davvero meno esplosiva la situazione. Nessuno dubita, però, che una buona fetta del denaro sia andato, direttamente o indirettamente, ad armare il gruppo militare che domina l'exclave.
Le circostanze hanno messo un po' in ombra l'obiettivo, ma resta costante l'altra direttrice della politica qatariota: la volontà di ostacolare in ogni modo il grande vicino, l'Arabia Saudita. Da questo punto di vista la fine della pacificazione tra Ryad e Israele, con il congelamento dei Patti di Abramo, non potrà non aver fatto piacere dalle parti di Doha.
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