Fuck me: tutti nudi in scena. La perversione erotica di Marina Otero in prima nazionale al Napoli Teatro Festival
. Salgono sul palcoscenico e la performance ha inizio. Si legge: “Avviso al pubblico, lo spettacolo contiene nudi integrali”. Si interpreta, “bigotti e puritani astenersi dalla visione”.
Gli attori/ballerini per l’intera durata dello spettacolo indossano solo un paio di anfibi militari e ginocchiere da gladiatori.. È competizione. Marina si pone come una matriarca. I ballerini in adorante sottomissione come fosse una divinità: si copula tanto e si prova molto piacere. Ma il significato della rappresentazione è più penetrante: si esplora il trascorrere del tempo e i segni che lascia sul corpo, superando le frontiere tra documentario e finzione.
“Più che altro mi piace che si parli di… e se non ne parlo io, chi ne parlerà? Chi darà forma alla mia causa narcisistica senza vedere un centesimo? Quale corpo si impegnerà a raccontare la mia vita fino alla morte? Solo il mio”, è il mantra di Marina. “Cerco di andare contro il comfort, sia il mio che quello dello spettatore, per esporre le zone oscure, cioè dire o fare qualcosa che metta a disagio. Tutti ci nascondiamo per non sentire le ferite.