Il Parlamento italiano si è riunito oggi per eleggere i quattro giudici della Corte Costituzionale, ma la seduta è stata un fiasco. Nonostante un presunto accordo tra maggioranza e opposizione, le schede bianche hanno avuto la meglio, rimandando di nuovo la nomina dei giudici. Il rischio è che il Quirinale non riesca a raggiungere il quorum necessario per la Corte Costituzionale in tempo per decidere sull'ammissibilità del referendum sull'autonomia differenziata.
Da Montecitorio un'altra fumata nera. Il Parlamento riunito oggi 14 gennaio per la seduta comune per l'elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale , di designazione parlamentare, è stato un buco nell'acqua.
Nei giorni scorsi era parso che si fosse raggiunto un accordo tra maggioranza e opposizione secondo lo schema 2+1+1 (due designati dalla maggioranza, uno dall'opposizione e un tecnico bipartisan) tant'è che solo cinque giorni fa la Premier, alla Conferenza stampa di inizio anno, ha dichiarato in merito che l'obiettivo era di “procedere spediti”, ma qualcosa, a quanto pare, è andato storto. Nulla di fatto dal voto, nonostante sia già il tredicesimo scrutinio, anche questa volta hanno avuto la meglio le schede bianche, 377 su 400 votanti, 15 nulle e 9 disperse. La seduta odierna, cosa è successo La seduta odierna è stata un colpo di spugna: era richiesta la maggioranza dei tre quinti dei componenti dell'assemblea, di fatto nessun accordo complessivo, restano in piedi solo i nomi dei due candidati dei partiti maggiori: la proposta insindacabile di Francesco Saverio Marini di FdI, vicinissimo alla premier Meloni e quella solidissima in area Pd di Massimo Luciani, costituzionalista che non dispiace in casa Italia Viva e M5s. La maggioranza non è arrivata ad una decisione sul candidato (o candidata ) di Forza Italia e non è riuscita, insieme all'opposizione a trovare un punto di incontro sul quarto giudice, tecnico che secondo le indicazioni del Quirinale, sia con molta probabilità una giurista donna. Figura che potrebbe essere rivestita o dall'avvocata generale dello Stato Gabriella Sandulli Palmieri, o la docente dell'Università del Molise Luisa Corazza, già consulente della Presidenza della Repubblica. Anche se a dirla tutta, la destra come tecnico predilige sempre il curriculum di Valeria Mastroiacovo, la segretaria dei giuristi cattolici, che però è ritenuto un profilo non terzo da parte dal Pd. Questa matassa parlamentare pone il rischio che possa saltare l'auspicio del Quirinale: raggiungere il quorum della Corte Costituzionale in tempo per quanto riguarda la decisione sull'ammissibilità del referendum sull'autonomia differenziata, che è già stato prorogato al termine ultimo per legge. A questo punto il Parlamento si trova ad affrontare una corsa contro il tempo. Visto che dopo la nomina parlamentare dei giudici costituzionali, ci sono dei passaggi formali ed obbligati da fare prima della assunzione delle funzioni da parte dei neo-eletti. La Corte costituzionale dovrà effettuare la verifica di requisiti e non incompatibilità dei 'vincitori' che immediatamente dopo dovranno prestare giuramento davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Insomma, sembra che sia quasi impossibile che si riesca a conciliare tutto ciò entro il 20 gennaio. La conferenza dei capigruppo della Camera, convocata per domani, dovrà stabilire la data del quattordicesimo scrutinio per un giudice e al quinto per tre giudici. Si dia il caso che, da quanto trapela, la quattordicesima sia la volta buona. Infatti, arrivano segnali di ottimismo secondo cui un'intesa tra maggioranza e opposizione sui quattro nomi sia alle porte
Corte Costituzionale Parlamento Elezioni Referendum Autonomia Differenziata
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