La scrittrice racconta il suo 'Comunismo a Times Square': gli anni in cui sognavamo un futuro, la taglia 40 e l’amore tragicomico. Un libro che…
Comunismo a Times Square apre con una delle scene di seduzione più originali che io abbia letto negli ultimi anni. Agata, attrice e Walther, drammaturgo egoico e carismatico, si incontrano per caso nella sala di un’università e si ritrovano a parlare dei dettagli del suicidio della drammaturga Sarah Kane. Vivisezionano l’accaduto, valutano la plausibilità dello strumento usato e allo stesso tempo si sfiorano, si annusano, entrano in un’intimità fisica.
Si scopa pensando ad altro, si viene mentendo: la vita interiore dei personaggi è vivissima in questo romanzo, forse più di quella esterna. Che ruolo ha il mondo invisibile nella tua vita e nella tua scrittura? «Sì, questo è stato programmatico nella stesura del libro. Volevo scrivere un romanzo molto “sally-rooneyano” a tratti; fortemente introspettivo e senza amori iper-idilliaci, ma “singhiozzi di relazioni”.