Giancarlo Pedote, il Diario del Vendée Globe

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Il diario di Giancarlo Pedote, unico italiano al Vendée Globe, racconta la sua esperienza di precarietà e vulnerabilità in un viaggio di crescita personale.

Giancarlo Pedote è l'unico italiano che partecipa al Vendée Globe , la traversata in solitaria. Questo è il suo diario. La prima settimana La fatica di staccarsi: «Non riesco a guardare le foto dei miei figli»LEGGI QUI La seconda settimana La vela rotta, 14 ore per ripararla: «La fretta in mare non esiste»LEGGI QUI La terza settimana All'Equatore, all'altezza di Capo Finisterre, si rompe un anemometro: «La mano non risponde, la chiave cade in mare...

Ma ce la faccio»LEGGI QUI La quarta settimana Il demone «Questa regata il mio demone, è più di una competizione, è un viaggio di crescita»LEGGI QUI La quinta settimana La vulnerabilità: «Nell'Oceano Indiano, cielo grigio e debolezza: perché sentirsi vulnerabili fa crescere» Viviamo in un mondo che cerca costantemente di eliminare la precarietà. La nostra società, con le sue sicurezze, i suoi comfort e le sue certezze, è costruita per ridurre al minimo l'incertezza. Le case sono solide, le assicurazioni ci proteggono dagli imprevisti e i contratti di lavoro promettono stabilità economica. Ma cosa accade quando tutto questo viene meno? Cosa succede quando ci troviamo a fare i conti con la precarietà più totale? Questo è quello che mi sta succedendo… In questi giorni in cui sono solo, in balìa delle onde, lontano da ogni certezza, vivo in una condizione di precarietà continua. Non ho terra sotto i piedi, il vento e il mare sono i miei unici compagni di viaggio, e ogni minuto è una sfida contro l’imprevisto. La sicurezza, in queste condizioni, è un concetto fugace, una chimera. Eppure, è proprio in questa condizione di vulnerabilità che emergono sensazioni autentiche, vere e profonde. L’uomo primitivo conosceva bene la precarietà. Doveva difendersi dalle inondazioni, dai predatori, doveva proteggere un fuoco precario che poteva spegnersi sotto la pioggi

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