I dati della ricerca di Cnr-Ias Genova e Università Politecnica delle Marche sono stati resi noti giovedì, in occasione della partenza della spedizione di Greenpeace «Difendiamo il mare»
Come sta il mare post-lockdown? L’inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale? Per rispondere a queste domande, ma anche per documentare l’enorme biodiversità dei nostri mari, è partito il 16 luglio da Porto Santo Stefano , organizzato in collaborazione con la Fondazione Exodus di don Mazzi, che mette a disposizione la barca a vela Bamboo.
, incluse le foci dei fiumi, come Tevere e Arno. Alla spedizione partecipano ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, del DiSVA dell’Università Politecnica delle Marche specializzati nello studio delle microplastiche, esperti di flora e fauna marina costiera del DiSTAV dell’Università degli Studi di Genova, dell’Istituto Thethys.
, costituiti soprattutto dai polimeri in polietilene e polipropilene, ovvero le tipologie di plastica più usate. «È inaccettabile cheil cui destino è contaminare il mare. L’uso di microplastiche aggiunte intenzionalmente deve essere vietato al più presto», conclude Ungherese. L’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche sta lavorando a unaaggiunte intenzionalmente in numerosi prodotti di uso comune tra cui cosmetici, detergenti, vernici e fertilizzanti.
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