Il “Mondiale della vergogna” del 1978
Nel pomeriggio del primo giugno 1978 lo stadio Monumental di Buenos Aires era pieno di gente, lì per assistere alla cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio. L’inizio di tutto quanto fu il discorso della massima autorità argentina, Jorge Videla, presentato dall’annunciatore come «tenente generale» ed «eccellentissimo presidente della nazione».
Quelli del 1978 furono i primi Mondiali in cui politica e sport si mischiarono in maniera così eclatante, alimentando controversie, proteste e boicottaggi. Un po’ come è avvenutoche si stanno giocando in Qatar, un paese piccolissimo e governato da una monarchia assoluta che non tiene in gran conto i diritti delle minoranze e i diritti umani in generale.
Nel 1976 fu chiaro che il crescendo di tumulti e rivendicazioni politiche non sarebbe diminuito e nell’esercito maturò la convinzione che fosse necessaria una svolta autoritaria, per restringere gli spazi del dissenso e ridare stabilità al paese. Il 24 marzo Isabelita Perón venne deposta. Nei giorni successivi si instaurò la giunta militare che sospese la Costituzione, chiuse il parlamento e mise fuori legge tutti i partiti politici e i sindacati.
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