L'articolo analizza il panorama degli investimenti in Btp nel 2025, evidenziando la continuazione di scenari favorevoli nonostante la tendenza alla diminuzione delle cedole nelle nuove emissioni. Si esplorano le diverse tipologie di Btp disponibili, dai tradizionali ai Btp Valore, illustrandone caratteristiche e prospettive di rendimento.
I Btp continuano a premiare gli investitori. A fine 2024 il rendimento medio dei titoli di Stato italiani, misurato dall’indice JPMorgan government bond Italy è stato di poco superiore al 5%, un valore inferiore al 9,19% di rendimento medio accumulato nel 2023 ma pur sempre interessante.
Tanto più che il 5% rappresenta la media di tutti i titoli di Stato italiani, compreso il rendimento delle emissioni a breve termine, con cedola più bassa e minori possibilità di rivalutazione del capitale in uno scenario di tassi in diminuzione. Se invece si prendono in considerazione solamente i bond governativi con scadenza uguale o superiore ai 10 anni il rendimento medio «total return» (cedola e rivalutazione del prezzo), aumenta e va a collocarsi in una fascia compresa fra il 7 e l’8%. Per quanto riguarda il 2025 gli scenari sono ancora favorevoli all’investimento in Btp sebbene la tendenza alla compressione delle cedole (nelle nuove emissioni) sia destinata a continuare. Infatti, la Banca Centrale europea - che il 30 gennaio scorso ha ridotto di altri 25 centesimi il costo del denaro in area euro, portando il tasso di riferimento (tasso sui depositi delle banche presso la Bce) dal 3% al 2,75% - dovrebbe continuare nella sua politica di riduzione del costo del denaro. A questo punto per i risparmiatori si apre la possibilità di scegliere tra le, ormai numerose, tipologie di Btp in circolazione: quelli «tradizionali», a cedola fissa per tutta la durata del bond, i Btp Italia, i Btp Futura, i Btp Valore e i Btp Più, la cui prima emissione prenderà il via il 17 febbraio prossimo. Vediamoli più da vicino. Il consensus (l’opinione prevalente) di mercato stima che entro la fine del 2025 il costo del denaro in Europa potrebbe collocarsi all’1,75% e in questo caso la Bce ha di fronte a sé una politica di 4 tagli da 25 centesimi dei tassi nei prossimi 10-11 mesi. Alcune case di investimento stimano un calo addirittura all’1,5%. In ogni caso i Btp di nuova emissione avranno cedole meno generose di quelle attuali, mentre quelli già emessi, con cedola più «grassa» vedranno le quotazioni salire sul mercato secondario. Si stima che per ogni punto percentuale in meno dei rendimenti di mercato i Btp a 10 anni già emessi guadagno il 7% in termini di rivalutazione delle quotazioni. Facciamo un esempio: il Btp 1/8/2034, una vecchia emissione con vita residua di 9 anni e mezzo, una corposa cedola annua del 5%, quota attualmente 113,6. La meno generosa emissione a scadenza 1/8/2035, cedola al 3,65%, sostanzialmente in linea con gli attuali rendimenti di mercato (che oscillano intorno al 3,5%) ha una quotazione di 101,6. Tra i fratellini minori del Btp tradizionale ci sono i Btp Italia, nati nel lontano 2012 all’epoca del governo presieduto da Mario Monti quando l’imperativo era stabilizzare il debito e premiare la fiducia delle famiglie nei confronti dei titoli di Stato. Attualmente sono quotate 6 emissioni di Btp Italia, il cui rendimento è composto da una quota costante (cedola minima garantita) e da una parte variabile indicizzata all’andamento del costo della vita in Italia. Tutte le emissioni quotano intorno alla pari (100) ma il titolo a scadenza 14 marzo 2028, una cedola fissa al 2% annuo è scambiato a 101,3. Le aspettative di inflazione italiana da oggi al 2027 incorporano infatti un tasso medio annuo di circa l’1,2%. Se il costo della vita dovesse riprendere a salire, anche per gli effetti distorsivi e inflazionistici provocati dai dazi minacciati dagli Stati Uniti, o per altre ragioni, questo bond potrebbe rivalutarsi, al pari delle altre emissioni scambiate sul mercato. Meno fortunate dei Btp Italia, le 4 emissioni di Btp Futura, con rendimento in parte prefissato e in parte agganciato alla crescita del Pil italiano attraverso un complesso meccanismo di calcolo, sono scambiate tutte al di sotto del valore di rimborso. Il meno fortunato è il Btp Futura a scadenza 27 aprile 2037, cedola fissa allo 0,75%, quotato sul secondario al prezzo di 78,3. Chi vendesse oggi 10 mila euro nominali di questo titolo realizzerebbe una perdita di (100-78,3)x10.00 pari a 2.170 euro, oltre un quinto del capitale investito. Questa categoria di titoli è penalizzata dal livello molto basso della cedola minima garantita, dalla complessità (e dall’incertezza) sulla parte variabile di rendimento legata alla crescita del Pil e dalla lunga durata di queste emissioni. Nessuna perdita per chi porta il titolo fino alla scadenza naturale, con rimborso alla pari. Ma nel frattempo cedole più basse rispetto a quelle degli altri Btp. Tutte e 4 le emissioni di Btp Valore, a cedola crescente nel tempo, sono trattate sopra la pari. E se i rendimenti di mercato, per effetto del taglio del costo del denaro da parte della Bce, caleranno ancora le quotazioni saliranno ancora. La loro cedola futura è certa e quindi facile calcolare i flussi di interesse futuri
Btp Investimenti Rendimenti Bce Inflazione Eurozona
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