Questo articolo celebra il compleanno di Jairzinho, un leggendario calciatore brasiliano, analizzando il suo percorso, le sue abilità e il suo impatto sul calcio mondiale.
Resta il dubbio su quale sia la reale ricorrenza da festeggiare: se quella anagrafica, ovvero il 25 dicembre di ottant'anni fa, oppure quel giorno di qualche anno dopo, quando la famiglia del piccolo Jairzinho decise di trasferirsi dal Municipio Duca de Caxias a Rua General Severiano, a Rio, davanti alla sede del Botafogo . Il ragazzino vedeva passare Amarildo, Zagallo, Quarantinha, Nilton Santos, Didi e ogni volta si fermava ad ammirarli. A volte restava incantato, quando arrivava Garrincha .
Sapeva già due cose, quando aveva poco più di dieci anni: che sarebbe diventato il più bravo fra tutti quelli con cui giocava, anche una volta fuori dalla spiaggia; poi, che bravo come Garrincha non sarebbe diventato mai, perché nessuno mai lo sarebbe stato, nemmeno Pelé: il ragazzino lo pensa ancora oggi, ottant'anni dopo la sua prima nascita. A proposito della seconda cosa, restiamo sostanzialmente d'accordo, anche se ogni tanto la certezza vacilla, quando nei filmati di repertorio vediamo dribbling e numeri palla al piede che sembrano gli stessi di Manè, con la differenza che spingono su quadricipiti molto più possenti e senza alcuno squilibrio posturale. E con un tiro potentissimo, per giunta. Jairzinho è stato un'ala con piedi da trequartista, o un trequartista con la velocità di un'ala? Nel constatare l'impossibilità di rispondere, torna in mente che seppe fare anche il centravanti, una volta arrivato nella prima squadra del Fogão e dopo aver stupito nelle giovanili; quando con Garrincha cominciò a giocarci assieme, negli ultimi anni di Manè al Botafogo, per poi ricevere in dote la fascia destra maglia numero sette dal 1965 in poi. In perenne evoluzione, in virtù di un bagaglio tecnico superiore alla media, anzi: superiore alla media dei brasiliani dell'epoca, sul finire degli Anni Sessanta cominciò anche a occupare la tre quarti, con i suoi strappi poderosi e un controllo della palla che sembrava passare dall'oro al platino via via che lui prendeva velocit
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