L'alcol e l'invecchiamento: un rischio maggiore per gli over 65

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L'alcol è dannoso per la salute, indipendentemente dalla forma che assume. Per gli over 65, però, il rischio è ancora più elevato. Con l'età, il metabolismo rallenta e l'organismo è meno in grado di smaltire l'alcol. Inoltre, l'effetto dell'alcol sul cervello è più marcato, aumentando il rischio di cadute, fratture, incidenti stradali e depressione.

Che l'alcol faccia male – indipendentemente se sia contenuto in superalcolici, vino o birra – è ormai cosa assodata e confermata da centinai di studi scientifici, oltre che dall'Organizzazione mondiale della Sanità e dallo Iarc, che ha messo già nel lontano 1988 il vino nel gruppo 1, quello in cui ci sono evidenze sufficienti sul fatto che causa il cancro negli esseri umani. Per alcuni esseri umani, però, può essere ancora più rischioso.

Di recente il Washington Post ha rilanciato il tema della tolleranza all'alcol degli over 65 sostenendo che gli effetti dell'alcol cambiano con l'età poiché il nostro cervello cambia invecchiando. E non cambia la tolleranza ma proprio gli effetti: lo stesso bicchiere di vino non ha gli stessi effetti se lo si beve a 40 o a 70 anni, proprio perché nel frattempo ci sono state modifiche cerebrali dovute all'invecchiamento. E gli effetti dell'alcol pongono i più anziani in una posizione di maggior rischio cadute e fratture, incidenti stradali ed eventi depressivi. Un altro fattore da considerare è che con l'età il metabolismo rallenta, cosa che potrebbe trattenere più a lungo l'alcol nel nostro organismo prolungandone gli effetti. Infine, il problema politerapie degli anziani: soprattutto sopra i 75 anni non di rado le pillole da gestire sono anche dieci al giorno e molte sono controindicate con l'utilizzo di alcolici. Ma è soprattutto una mentalità a dover cambiare. 'Non si spiega agli studenti in Medicina quali sono tutte le problematiche per la salute legate gli alcolici”, ragiona Giovanni Addolorato, responsabile dell'Unità di Medicina Interna e patologie alcol correlate della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. “Nelle lettere di dimissione leggo indicazione di farmaci e consigli sulla riduzione del sale e l’acqua da bere ma non una parola sull’astensione dalle bevande alcoliche. Eppure, sono assolutamente controindicate se prendi una statina, o anticoagulanti, antiaggreganti, l’aspirinetta, gli ansiolitici o le benzodiazepine. Praticamente tutti i farmaci sono controindicati se si bevono alcolici”. La perdita di due enzimi Se l’assunzione di farmaci è la controindicazione di maggior impatto, non è certo l’unica. 'Gli anziani, intendendo per anziani gli over 65 che pure ai nostri occhi anziani non sono, cominciano a perdere due enzimi, quello della lattasi, motivo per cui non tollerano più il latte e corrono in bagno dopo colazione, e l’alcol deidrogenasi, enzima che ci permette di smaltire l’alcol”, premette Emanuele Scafato, direttore Osservatorio Nazionale alcol dell’Istituto superiore di Sanità. Senza questo enzima l’alcol non si metabolizza e resta in circolo per più tempo provocando un danno maggiore. Soprattutto al fegato, già sotto pressione per lo “smaltimento” dei farmaci utilizzati. 'Ed è per questo che, anche con quantità minime, gli effetti sono maggiori, dallo sdoppiamento della vista, ai problemi d’equilibrio, di coordinamento e di parola. Per fortuna sta cambiando la cultura e stanno diminuendo i consumatori moderati – continua Scafato – ma non c’è alcuna riduzione purtroppo negli alcol dipendenti, e il Sistema sanitario ne ha intercettati solo 67 mila su una stima di 800 mila: vuol dire che il 93% non è trattato in alcun modo. E non vedo politiche né campagne su quanto l’alcol faccia male, sui nuovi casi di tumore, soprattutto all’apparato digestivo e alla mammella, e sugli incidenti stradali: a 21 anni non solo non hai esperienza alla guida ma non metabolizzi per niente gli alcolici e l’alcol è la prima causa di morte tra i giovani, 3000 morti all’anno”. Ma non è solo una questione di farmaci assunti. Con l’età il nostro organismo cambia. 'Quando si diventa anziani c’è una iniziale regressione della struttura cerebrale”, continua Addolorato. “La corteccia si assottiglia, si perdono neuroni. Poiché l’alcol è tossico per il cervello, gli effetti sono peggiori se c’è già una patologia neurodegenerativa minore. È un danno che si somma, insomma, alla perdita fisiologica neuronale e che può anticipare o peggiorare il decadimento cognitivo. Tutte le sostanze tossiche velocizzano il decadimento cognitivo, al contrario gli stimoli, come lettura, studio, rapporti sociali, lo allenano. Parimenti non devono bere i giovani fino ai 21 anni: dai 18 ai 21 anni c’è la trasformazione del cervello istintivo degli adolescenti nel cervello razionale degli adulti. Se durante l’adolescenza si bevono alcolici che non si metabolizzano perché gli enzimi ancora non ci sono interrompo questo progresso e si resta al cervello istintivo per sempre”. Il vino dealcolato Molti Paesi stanno virando verso le bevande zero alcol. Lo ha già fatto la birra, e il vino muove passi decisi tanto che all’ultimo Vinitaly c’era un padiglione dedicato. Se i consumatori si convertiranno lo decideranno molte cose ma certamente non può continuare la narrazione anacronistica del “Un bicchiere al giorno fa bene”, perché è una battaglia di retroguardia, che non giova neanche ai produttor

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