Un ex ambasciatore italiano a Teheran analizza l'arresto di Cecilia Sala in Iran, sottolineando la frammentazione politica del regime e l'influenza delle sanzioni americane sulle relazioni economiche.
«Non ho mai avuto occasione di visitare il carcere di Evin, dove è detenuta Cecilia Sala , ma è senz’altro un carcere duro, anche se forse non il più duro dell’ Iran ». A parlare è Mauro Conciatori, 66 anni, ex ambasciatore italiano a Teheran dal 2014 al 2019. Fra Italia e Iran storicamente i canali diplomatici sono sempre stati aperti. Come spiega questo arresto? «Probabilmente per via della frammentazione politica esistente in questo momento a Teheran.
La cosa peggiore è quando qualcuno è accusato di spionaggio, perché in Iran l’infiltrazione è una realtà chiara, anche se alcune volte le accuse possono essere strumentali». Anche la mancata consegna degli oggetti richiesti dalla Sala, prima promessa, è segno della contrapposizione delle due anime governative? «Mi pare che di sì. C’è una che forse pensa che si possa trarre un affare e un’altra che ritiene questo un pericolo.
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