Un articolo che esplora il legame tra l'inquinamento atmosferico e il rischio di tromboembolismo, sia arterioso che venoso. L'analisi evidenzia l'importanza di affrontare questo problema a livello globale, ma anche l'opportunità di adottare misure individuali per ridurre l'esposizione agli inquinanti atmosferici.
La qualità dell'aria influenza profondamente la nostra salute. Sebbene possa sembrare scontato, la gravità del problema non è sempre evidente. Nell'Unione Europea, i decessi correlati all'inquinamento atmosferico superano i 237mila, e l'Italia, con oltre 52mila morti (dati aggiornati al 2020), detiene il triste primato tra i Paesi membri.
«Non esiste un organo o un sistema del nostro corpo che non venga negativamente compromesso dall'esposizione a polveri sottili e gas inquinanti come ozono e ossidi di azoto», sottolinea Pier Mannuccio Mannucci, professore di Medicina interna all'Università degli studi di Milano e per anni direttore scientifico della Fondazione Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, tra le strutture di eccellenza per la cardiologia. «Tra i sistemi più colpiti c'è quello cardiovascolare, con un aumento del rischio di patologie che sono la principale causa di morte, morbilità e invalidità nei Paesi ad alto reddito».Come agiscono gli inquinanti atmosferici? Da tempo è noto il legame tra inquinanti atmosferici, come polveri sottili e ossidi di azoto, e disturbi cardiovascolari, in particolare infarti del miocardio e ictus. «Gli inquinanti atmosferici entrano nell'organismo attraverso le vie respiratorie», spiega Mannucci, «arrivano nel sangue e hanno effetti nocivi sulle pareti dei vasi: causano infiammazione e alterano il meccanismo di coagulazione». Si possono così formare dei trombi, agglomerati solidi che viaggiano nel circolo sanguigno e possono ostruire i vasi, bloccando parzialmente o totalmente il flusso sanguigno ai tessuti. I dati più convincenti di questa associazione si hanno nei confronti del tromboembolismo arterioso, alla base di infarti e ictus (ma non solo), ma una recente revisione della letteratura scientifica, pubblicata su Lancet, ha dimostrato il collegamento tra l'esposizione agli inquinanti atmosferici e il tromboembolismo venoso.Qualità dell'aria e tromboembolismo venoso «Anche se un po' più raro di quello arterioso, il tromboembolismo venoso è tra le principali cause di morte cardiovascolari», continua Mannucci, che è stato coinvolto nella revisione di Lancet. «I coaguli si formano nelle vene delle gambe, per esempio, e viaggiano fino ai polmoni dove diventano responsabili di embolie polmonari». Questo disturbo colpisce in Italia circa una persona su mille, ed è più frequente negli anziani, che hanno una mobilità più scarsa o addirittura sono allettati. Esistono però anche predisposizioni genetiche che aumentano il rischio nella popolazione più giovane - fattori di rischio che sono esacerbati dall'esposizione all'inquinamento atmosferico. «Nella nostra review abbiamo preso in considerazione studi provenienti da tutto il mondo», aggiunge l'esperto, «e abbiamo non solo confermato l'associazione tra inquinanti atmosferici e tromboembolismo venoso, sebbene più incerta rispetto a quella col tromboembolismo arterioso, ma anche stimato che il rischio delle persone più esposte aumenta rispetto a quello di coloro che vivono in ambienti dall'aria più salubre». Cosa si può fare? Secondo Mannucci è indubbio che il problema dell'inquinamento atmosferico vada affrontato a livello globale e debbano essere prese decisioni politiche, anche drastiche. Anche solo guardando vicino a casa nostra, l'entità del problema è intuibile pensando che, secondo i più recenti rapporti delle autorità europee, ben il 97% delle aree urbane non soddisfa i criteri di qualità dell'aria stabiliti dai regolamenti (che, tra l'altro, sono meno stringenti di quelli indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità). «In Italia, e in particolare nella Pianura Padana per via della conformazione geografica che fa ristagnare gli inquinanti, la qualità dell'aria è tra le peggiori», sottolinea Mannucci, «solo cinque delle nostre città si avvicinano a soddisfare i criteri stabiliti: Sassari, Savona, Livorno, Battipaglia e Siracusa». Tuttavia, si può agire anche a livello individuale per cercare di diminuire la propria esposizione agli inquinanti atmosferici. «Possiamo evitare di svolgere attività fisica in mezzo al traffico, per esempio, soprattutto nei periodi dell'anno di picco dell'inquinamento atmosferico», suggerisce Mannucci. «Il consiglio è anche quello di arieggiare le case la mattina presto e la sera tardi, quando il traffico è al minimo. Se ci si sposta in città a piedi può essere utile studiare un percorso che eviti le cosiddette strade canyon, quelle strette con edifici molto alti e magari anche molto trafficate». Nessuno sconto ai fumatori: «È stato dimostrato che chi fuma genera livelli di inquinamento nelle sue vicinanze pari a quelli di un camion col motore acceso, quindi ben vengano iniziative come quella di Milano per vietare di fumare a meno di 10 metri da altre persone anche all'aperto»
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