In Iraq le due principali coalizioni non hanno trovato un compromesso per formare un esecutivo e ora chiedono agli indipendenti di prendere posizione. Ma lo stallo prosegue, il paese è da sette mesi senza governo. L'articolo di Zuhair al Jezairy.
Le due principali coalizioni irachene non sono riuscite a trovare un’accordo per formare il governo. E per questo la palla, adesso, è in mano ai candidati indipendenti.
Sono passati sette mesi dalle elezioni del 10 ottobre scorso che hanno definito i due blocchi più numerosi in parlamento. Da un lato la coalizione Salvare la patria, guidata dal religioso Muqtada al Sadr che ha conquistato quasi duecento seggi e, dall’altro, il Quadro di coordinamento, guidato dall’ex primo ministro Nuri al Maliki, che ha fatto eleggere 88 parlamentari.
Da parte sua, la coalizione avversaria ha tenuto un incontro urgente per lanciare “una nuova iniziativa” articolata in 18 punti “per uscire dall’attuale impasse politica”. Al punto quattro, l’iniziativa propone ai rappresentanti indipendenti di “nominare un candidato competente, integro, ammissibile e imparziale. Insomma con tutte le qualifiche necessarie per guidare l’Iraq in questa delicata fase della vita del paese”.
Le due coalizioni, incapaci di arrivare a una sintesi, mirano a far ricadere la responsabilità dello stallo sugli indipendenti. Infatti sanno bene che i loro 38 seggi non costituiscono affatto un blocco: appartengono a retroterra culturali distanti tra loro e per questo hanno visioni politiche divergenti.
Quindi si perderà ancora tempo. A quanto pare, e resteremo ancora con il governo di emergenza destituito di qualsiasi potere.Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.
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