La campagna elettorale più novecentesca di sempre (ma senza popolo e senza cuore) Lo scontro si gioca sull’eredità del fascismo o su promesse mirabolanti. Di tutto si parla, tranne che delle grandi emergenze del pianeta e del Paese | mariolavia
Sono elezioni molto novecentesche, queste. «Tutto già visto, catalogato», cantava Edoardo Bennato. La campagna elettorale finora verte sull’eredità del fascismo e sull’eterno conflitto tra massimalisti e riformisti; su alleanze, candidature, polemicucce e sgambetti tra i leader della stessa coalizione.
Di tutto si parla tranne che delle grandi emergenze del pianeta e del nostro Paese: diciamo la verità, è sempre un po’ così ma stavolta di più.
Nulla di nuovo nemmeno nelle strategie di comunicazione, Letta userà il minibus elettrico laddove Romano Prodi e Walter Veltroni usarono il pullman, i programmi che non legge nessuno, la leader dell’estrema destra orgogliosa della fiamma e che annuncia il governo dei Patrioti, una dizione che fa rabbrividire, il vecchio Silvio Berlusconi dietro la scrivania di «Questo è il Paese che amo» e che si ricandida al Parlamento con il messaggio subliminale di voler ascendere al...