Un gruppo di aziende italiane lancia un appello per ridurre il costo dell'energia, sottolineando come in Italia sia significativamente più alta rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea. Il gruppo Arvedi evidenzia come il costo della bolletta rischia di penalizzare le aziende italiane rispetto alla concorrenza di altri Paesi. Il prezzo unico nazionale dell'energia elettrica in Italia è di 0,193 euro al kilowattora, mentre in altri Paesi come Spagna, Gran Bretagna, Germania e Francia è notevolmente più basso. Le ragioni di questa disparità sono attribuite all'importazione di energia e al meccanismo di formazione del prezzo basato sui costi della centrale a gas meno performante.
Sui principali quotidiani nazionali è comparsa una pagina pubblicitaria, che in realtà era un grido di dolore: “Perché l’Italia paga l’energia il doppio degli altri Paesi Ue?”. A porsi, retoricamente, la domanda è il gruppo Arvedi, attivo nei settori metallurgico, siderurgico, informatico. Tutti ambiti energivori, per i quali il costo della bolletta rischia di essere un fattore penalizzante nei confronti di competitor di altri Paesi.
Il meccanismo del mercato marginale prevede però che a determinare il pezzo sia la quota più costosa dell’elettricità necessaria a completare il fabbisogno giornaliero, quella da gas appunto. Perché al momento l’Italia non può fare a meno del gas per raggiungere i circa 55 gigawatt di potenza elettrica consumata nelle ore di punta da imprese e famiglie. Un sistema non semplice da smontare, anche se ci si sta lavorando.
Energia Costo Importazioni Mercato Marginale Rinnovabili
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