L'Ucraina sta lanciando un'offensiva a sorpresa sul territorio russo nella regione di Kursk, mettendo in difficoltà la posizione russa e aumentando la pressione sul fronte diplomatico.
Nonostante le difficoltà crescenti nel Donbass , l' Ucraina non molla la presa sull'enclave di Kursk occupata nel mese di agosto e passa nuovamente all'offensiva sul suolo russo. Tra mercoledì e giovedì le unità dell'esercito di Kiev hanno attaccato le truppe di Mosca provando ad avanzare con due battaglioni sostenuti da carri armati e veicoli blindati che sono partiti dalla cittadina di Sudzha, occupata ad agosto, spingendosi fino a 5 km di profondità oltre le linee nemiche.
La mossa ucraina contro la sacca russa e i nordcoreani Per l'Isw la mossa a sorpresa è stata facilitata “dalle cattive condizioni meteorologiche che hanno complicato le operazioni dei droni russi nella zona” e l'intercettazione dei preparativi ucraini e ora potrebbe compromettere la strategia di Mosca di graduale taglio della sacca conquistata da Kiev: “ulteriori avanzamenti ucraini nell'oblast di Kursk potrebbero minacciare le aree arretrate del raggruppamento di forze russe che attaccano Guyevo e complicare la capacità della Russia di interdire le linee di comunicazione terrestri dei nemici”. Nel mirino degli ucraini ci sarebbero anche le truppe nordcoreane schierate a sostegno di Mosca, che hanno acquisito esperienza in combattimento ma sono state messe in profonda difficoltà. Mosca sperava di tagliare la sacca in due bloccando rifornimenti e rotazione delle truppe ucraine, ma ora la manovra rischia di vanificare gli sforzi. 'Il comandante in capo dell'Ucraina, Oleksandr Syrskyi, ha riconosciuto che i nordcoreani sono combattenti ben addestrati e motivati che rappresentano una sfida significativa per i soldati ucraini, nonostante abbiano subito pesanti perdite', nota il Kyiv Independent, sottolineando come una parte degli uomini inviata da Pyongyang sia stata ritirata dal fronte proprio in seguito agli elevati danni registrati. Le ragioni di Kiev Kiev ha deciso di colpire un settore del fronte che appare secondario nel quadro complessivo degli equilibri della guerra ma molto importante nel contesto delle dinamiche che una trattativa potrebbe far sviluppare. La mossa ha inoltre un alto valore simbolico: dimostra la volontà di Kiev di continuare a combattere nonostante i venti sfavorevoli che soffiano da mesi; manda un messaggio agli alleati europei che stanno continuando a sostenere la resistenza del Paese a quasi tre anni dall’inizio dell’invasione russa incentivandoli a proseguire nel loro appoggio; comunica, innanzitutto, alla Casa Bianca del neopresidente Donald Trump il fatto che le armate di Volodymyr Zelensky non possono essere considerate una variabile ininfluente in vista di possibili dialoghi degli Usa con Vladimir Putin. Inoltre, presentare un esercito all’attacco in territorio nemico può consentire di alzare il morale di una popolazione ucraina in cui dopo tre anni di guerra il sentimento prevalente è una generale stanchezza. “La vista delle forze ucraine che avanzano nel territorio russo simboleggia la sfida e la resilienza, offrendo una potente contro-narrazione alla rappresentazione del predominio della Russia”, ha scritto Geopolitical Monitor, aggiungendo che “per una popolazione che sopporta le difficoltà della guerra, le incursioni forniscono un senso di speranza e rivalsa”. La guerra continua, e continuerà Sul piano diplomatico, la scommessa di Zelensky è che l’occupazione di una porzione di territorio russo possa rivelarsi una leva negoziale con Mosca, garantendo maggiori prospettive per riavere indietro parte delle aree occupate dagli invasori. A ben guardare, però, Mosca sta avanzando nel Donbass, territorio vitale per l’economia, la sicurezza e la stabilità dell’Ucraina, importante per la proiezione che garantisce sul Mar Nero, per i poli industriali che vi hanno sede e per le ricchezze minerarie del suo territorio. L’Ucraina ha invece in mano un’area perlopiù agricola e un ruolo logistico apprezzabile ma non certamente vitale per la sicurezza nazionale russa. Nonostante le voci di trattative e le esplicite aperture, in ogni caso, l’attacco dimostra che la guerra continua. I movimenti a Kursk ricordano che un equilibrio definitivo sul campo, nella capacità d’azione e nei rapporti di forza, non si è ancora stabilito nonostante mesi di inerzia favorevole ai russi. E fino a quando uno scenario di stabilità non si delineerà, ogni prospettiva di dialogo rimarrà sullo sfondo
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