L’aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi è stato deciso per tutelare le aziende locali, ma rischia di rallentare la transizione energetica. Leggi
Una nave cargo del produttore cinese di auto elettriche Byd pronta a salpare dal porto di Yantai, Cina, 10 gennaio 2024.Una nave cargo del produttore cinese di auto elettriche Byd pronta a salpare dal porto di Yantai, Cina, 10 gennaio 2024.ha annunciato che dal 4 luglio i dazi sulle importazioni di auto elettriche fabbricate in Cina subiranno un rincaro medio del 25 per cento, passando dal 10 per cento a un massimo del 48 per cento.
A Bruxelles ha prevalso chi sostiene che i produttori di auto elettriche cinesi beneficiano di sussidi alla produzione penalizzanti per i concorrenti europei: secondo la Commissione assicurano prezzi inferiori in media del 20 per cento. Un recente studio dell’Institut für Weltwirtschaft di Kiel, in Germania, prevedeva che un dazio aggiuntivo del 20 per cento avrebbe ridotto le importazioni di auto elettriche cinesi del 25 per cento.
Nel 2023 la Cina, che attualmente è il principale partner commerciale dell’Unione europea, ha esportato nel vecchio continente auto elettriche per dieci miliardi di euro, raddoppiando in un anno la sua quota di mercato. In questi mesi Pechino ha minacciato dure rappresaglie commerciali per convincere i governi europei a opporsi all’aumento dei dazi. Ora la Germania, la Svezia e l’Ungheria devono assicurarsi l’appoggio di almeno altri undici paesi per bloccare la decisione di Bruxelles.
Secondo alcuni osservatori, inoltre, si rischia di rallentare l’adozione di una tecnologia fondamentale per la transizione energetica e di mantenere in vita il motore a combustione oltre la soglia del 2035 decisa dall’Unione europea. La Germania, in particolare, potrebbe cogliere l’occasione per chiedere un rinvio della scadenza. Questo alimenterebbe l’idea, già diffusa nell’opinione pubblica, che la svolta verde è troppo gravosa.
La fine del divieto, introdotto nel 2018 dal governo Ardern, sarà proposta con un emendamento al Crown minerals act nella seconda metà del 2024. Altre misure di tutela dell’ambiente saranno cancellate gradualmente per sfruttare i giacimenti minerari della costa occidentale, dove ci sono molte aree naturali protette, come le foresta pluviali. La ministra Jones ha presentato un piano per raddoppiare le esportazioni di minerali da uno a due miliardi di dollari entro il 2035.
Alessandro Lubello Ambiente Crisi Climatica Auto Elettriche
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