Secondo l'accusa un ex centro di gestione di scorie nucleari a Rotondella avrebbe riversato acque con sostanze cancerogene – ma non radioattive – nel mar Ionio e in un fiume vicino
Secondo l'accusa un ex centro di gestione di scorie nucleari a Rotondella avrebbe riversato acque con sostanze cancerogene – ma non radioattive – nel mar Ionio e in un fiume vicinoin dismissione da tempo ma ancora in attività.
Le accuse includono attività organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, inquinamento ambientale e falso. Tra gli indagati ci sono dirigenti dell’ITREC e della Sogin e funzionari del comune di Rotondella, della provincia di Matera e dell’Azienda regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata .
Secondo l’accusa alcuni dirigenti della Sogin avrebbero aspettato un anno, dalla scoperta della contaminazione nel 2014 al 2015, prima di comunicare alle autorità competenti la forte presenza di cromo esavalente e tricloroetilene nelle acque circostanti all’impianto. E lo avrebbero fatto nel tentativo di evitare i costi di gestione dei rifiuti, e le ripercussioni politiche e pubbliche sull’immagine della società.
Sogin avrebbe poi presentato dati falsificati e documenti datati a comune, provincia e regione, a cui infatti viene contestato di non aver eseguito i controlli adeguati. In questo modo, cioè non divulgando i dati sulla contaminazione, la società avrebbe ottenuto un’autorizzazione a scaricare in mare acque reflue radioattive entro una certa quantità, e nel fiume Sinni l’acqua piovana e quella derivante dai suoi processi produttivi .
Con un comunicato la Sogin ha respinto le accuse e contestato la ricostruzione delle indagini. Ha detto che le contaminazioni non sono state causate dal suo impianto, e che le ha denunciate subito dopo averle rilevate nel 2015, come sarebbe testimoniato dagli atti di diverse conferenze dei servizi . Ha anche precisato che il suo scopo è la tutela dell’ambiente, e non la produzione di profitti.
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