Demi Moore, durante il suo discorso di ringraziamento ai Golden Globe, ha condiviso una lezione preziosa sull'importanza di accettare se stessi e non farsi condizionare dalle aspettative esterne.
Dura meno di trenta secondi e vale la pena di ascoltarla più volte. È la parte finale del discorso nel quale Demi Moore, la settimana scorsa, ha ringraziato il pubblico alla cerimonia dei Golden Globe , al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles. Dice che è la lezione imparata da The Substance, il film per il quale ha vinto l’agognata statuetta che sembrava preclusa a «un’attrice da popcorn» come avevano etichettato lei, per via dei titoli disimpegnati dove era stata la protagonista.
Ecco il passaggio: «In quei momenti nei quali pensiamo di non essere abbastanza intelligenti, abbastanza carine, abbastanza magre, abbastanza di successo. O, banalmente, quando non ci sentiamo abbastanza... Ecco, ricordo che una volta una donna mi disse: “Sappi che non sarai mai abbastanza, ma potrai conoscere il tuo valore quando metterai via il metro”». La protagonista di Ghost e di Proposta indecente, che peraltro erano e sono ancora dei bei film, ci ha ricordato una sindrome che non risparmia nessuna, né le bellissime, né le bravissime, né le invidiatissime. Perché ognuna di noi, guardandosi allo specchio, troverà più facilmente un difetto che un pregio. Ce lo ha appena confermato qui sul Corriere anche Alessia Lautone, la direttrice dell’agenzia LaPresse, che nonostante i successi raggiunti vive sempre con la sindrome dell’impostore, curiosamente estranea alla maggior parte degli uomini nella stessa posizione. Purtroppo nessuno, quando eravamo piccole, ci ha insegnato a ripeterci ogni mattina davanti allo specchio, come ha fatto Amalia Ercoli Finzi con le sue nipotine: «Sono bella, sono brava, sono intelligente». Ormai è inutile continuare a discettare su dove, quando, come e perché si sia radicato in noi l’innato senso di inadeguatezza, che ci accompagna dai tempi della costola di Adamo. Forse è arrivato il momento di fare come Meryl Streep, universalmente riconosciuta (a ragione) come una delle più brave attrici viventi, se non la più brava. Nel 2004, quando vinse l’Emmy per il suo ruolo nella miniserie televisiva Angels in America, aprì il discorso con una battuta che dovremmo fare nostra e appendere sulla porta d’ingresso del nostro appartamento, in modo da vederla sempre prima di uscire di casa. Fa così: «Sapete, ci sono certi giorni nei quali mi sento sopravvalutata... Ma non oggi». Amen.
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