La Profonda Memoria di Ranocchia: Dai Campionati alla Strana Squadra dell'Inter

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La Profonda Memoria di Ranocchia: Dai Campionati alla Strana Squadra dell'Inter
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L'ex difensore dell'Inter, con oltre 20 presenze in Nazionale Italiana, condivide ricordi di un ambiente competitivo e di grandi campioni come Materazzi, Stankovic e Sneijder. Ricorda anche la sua esperienza da capitano, la 'triade' Spalletti-Conte-Inzaghi e l'addio al calcio per la mancanza di passione.

L'ex difensore, tra le altre squadre Bari e Inter , con oltre 20 presenze in Nazionale Italiana, condivide i suoi ricordi dello spogliatoio nerazzurro: 'Mi ricordo che c'erano Marco ( Materazzi ), Deki ( Stankovic ) e Sneijder che prendevano in giro Nagatomo in continuazione...

C'è una storia famosa su Tronchetti Provera durante la cena di Natale: Nagatomo non parlava bene italiano, e Wesley e Marco gli avevano detto che quando incontrava qualcuno per presentarsi doveva dire 'Ciao bastardo', e Naga andava in giro a dirlo a tutti; quando lo ha detto a Tronchetti Provera lui si è gelato, e noi tutti dietro a ridere... Era uno spogliatoio in cui c'era grande agonismo, anche le partitelle di allenamento erano guerre, chi perdeva veniva preso in giro fino al giorno dopo e si rischiava anche di mettersi le mani addosso. Quella era la forza di quel gruppo'. Ti aspettavi che Thiago Motta sarebbe diventato allenatore? Che ne pensi delle critiche che sta ricevendo? 'Lui era un giocatore intelligentissimo, fuori dal comune, sempre ben posizionato e faceva sempre la cosa giusta, era disarmante la qualità che aveva. Lui tra l'altro è uno di quelli che mi ha aiutato tanto, mi chiamava Johnny Stecchino perché ero molto magro. In realtà non pensavo sarebbe diventato allenatore perché è un ragazzo molto introverso. A Bologna ha fatto molto bene, ora sta facendo un po' più di fatica ma secondo me è un po' tutto l'ambiente Juventus che è un po' complicato, si fa fatica a dare delle responsabilità. Naturalmente passare dal Bologna alla Juve è un salto enorme, ci vuole un po' di tempo per adattarsi'.'È vero, atteggiamenti da papà, parole da papà. Una persona di un'altra epoca, probabilmente come era Berlusconi per il Milan. Tutti i grandi patron italiani avevano questa caratteristica che li accomunava. Massimo veniva al campo, parlava con tutti, era molto presente. Anche nei momenti difficili aveva sempre una parola di conforto, sia per la squadra che per il giocatore singolo. Lui veniva e rassicurava tutto l'ambiente'. Dopo il ritiro di Zanetti eredita la fascia di capitano. Secondo alcuni è stato un momento spartiacque della tua carriera: è successo qualcosa? 'Era una fascia pesante... Diciamo che l'Inter non stava attraversando un bel momento in generale: cambi di proprietà, un ciclo decennale finito. Sinceramente mi sentivo pronto per quella responsabilità, mi sentivo di poter aiutare. L'ambiente era difficilissimo in quel momento, tanti cambi, giocatori che andavano e venivano, non c'era un progetto ben delineato. Tutti ne hanno risentito, io in particolare perché diciamo ero la persona più rappresentativa all'epoca, quindi ci sta che mi siano arrivate critiche addosso. È stata una grandissima scuola personale, oltre che un grandissimo onore: indossare la fascia di una squadra come l'Inter per un paio di stagioni è una cosa che non capita spesso. È stato comunque un ricordo bellissimo, la fascia la conservo incorniciata a casa'.'C'è stato un confronto con l'allenatore, che all'epoca era Mancini. Mi disse che non avrei trovato spazio e io da calciatore volevo continuità. Si aprì questa opportunità e ho deciso di andare lì'.'Fantastici. La 'triade' Spalletti, Conte, Inzaghi sono stati per me la rinascita personale e anche di squadra e società. Mi piace fare questo paragone: Spalletti ha scavato la buca e ha messo i primi pilastri, Conte ha tirato su il palazzo e Inzaghi lo ha arredato benissimo. Spalletti ha messo tanto di suo, riportando l'Inter in Champions con tutti i casini che c'erano; Conte ha dato mentalità vincente ripulendo l'ambiente; Inzaghi sta portando avanti il lavoro mettendo del suo, portando l'Inter in finale di Champions e in vetta la campionato. La società ha fatto un percorso incredibile, da Zhang in poi sono sempre cresciuti'.'Niente, era uguale (ride ndr), si faticava sempre. A livello tattico qualcosa era cambiato perché a Bari giocava 4-2-4 e all'epoca veniva visto come un extraterrestre. La metodologia però non è mai cambiata, forse era leggermente più tranquillo, ma poco....''Dentro non sentivo più qualcosa... A Monza è stata una bellissima esperienza perché ho conosciuto il dottor Galliani, è tra i migliori dirigenti che ho avuto. Quando ho avuto quel brutto infortunio a Napoli ho preso la decisione di interrompere la mia carriera, non sentivo più quel fuoco. Avevo paura di dirlo a Galliani, ci ho pensato tre, quattro giorni prima di chiamarlo. Lui è stato un signore, una figura leggendaria per come si è comportato e quello che mi ha detto. C'è una cosa che mi ha colpito di lui: io sono stato al Monza due mesi e mezzo, e quando ho smesso ho rilasciato diverse interviste parlando sempre bene del Monza; ogni volta che rilasciavo un'intervista mi scriveva un messaggio 'La ringrazio per le belle parole'; questo ti fa capire la grandezza della persona, io ero stato lì solo due mesi... Ranocchia e l'addio al Monza: 'Non sentivo più quel fuoco..

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