La rabbia di Camerino: il nostro ospedale per il Coronavirus e il popolo del terremoto come si curerà?
La scena raccontata da tanti è crudele. Camerino, domenica mattina. Centro storico chiuso da oltre tre anni per il terremoto del 26 ottobre 2016, palazzo del Comune inagibile da allora, università azzoppata. L’unica istituzione sopravvissuta è l’ospedale. E proprio l’ospedale viene preso di mira domenica mattina.
Sandro Borgia è sindaco di Camerino da giugno. Ha saputo di quello che stava accadendo all’ospedale da una telefonata domenica mattina. «Mi hanno detto di andare a una riunione dell’Asur all’interno della struttura. La riunione era in corso, mi hanno comunicato una decisione già presa: l’ospedale deve diventare il punto di riferimento per i malati di Coronavirus delle Marche.
Da domenica, infatti, non solo Camerino non ha più un ospedale ma sono rimaste senza tutte le popolazioni che stanno da tre anni provando a vivere nelle terre colpite dal terremoto. Sono le migliaia di persone che abitano tra tante difficoltà in paesi come Visso, Castelsantangelo sul Nera, Ussita. Sono quelli che stanno già lottando contro la burocrazia, le muffe nelle casette di emergenza, la ricostruzione che ancora non si vede.
Lunedì mattina Borgia ha incontrato il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. Un incontro durato oltre due ore. Senza alcun risultato. «Abbiamo provato a spiegare che siamo solidali con chi viene colpito da questa malattia e che sappiamo bene che si tratta di un virus che coinvolge tutti e che è necessario mettere in campo tutte le forze per combatterlo. Abbiamo però anche ricordato che forse si poteva affrontare in modo diverso.
Stamattina il sindaco ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere «l'installazione immediata di un ospedale da campo con presidio di pronto soccorso per le esigenze della popolazione dell'intero territorio montano non contagiato».
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